Il primo giorno di maggio, in moltissimi paesi del mondo, è la Festa del Lavoro. Una giornata che ha radici lontane, profonde ormai più di un secolo, ma che mantiene inalterata la sua importanza e attualità. Il 1° maggio è una data ricorrente nella storia del lavoro moderno. Negli anni ha saputo plasmarsi, intercettando i sentimenti dei lavoratori nel mondo e diventandone portavoce. Tramite i sindacati prima, e poi attraverso la voce dei lavoratori stessi.
L’istituzione della Festa Internazionale del lavoro ha origine nell’America industriale, in Illinois per la precisione. Proprio lì, infatti, il 1° maggio del 1867 entrò in vigore la prima legge sulle 8 ore lavorative, quella che fece da apripista ad una vera e propria rivoluzione. In quello stesso giorno a Chicago si svolse una grande manifestazione, a cui parteciparono oltre diecimila persone.
Mentre l’Europa guardava con interesse alle novità americane, negli USA cresceva il numero di aziende che aderivano alle 8 ore lavorative. Non abbastanza però, infatti sempre un 1° maggio, ma del 1886 questa volta, la Federation of Organized Trades and Labour Unions indisse uno sciopero generale. Il motivo? Perché a 19 anni dall’entrata in vigore delle 8 ore decisero che quello era l’ultimo giorno utile, affinché la legge diventasse effettiva in tutti gli stati Americani. Non andò come speravano e quel primo maggio anche Chicago scese in piazza con grande partecipazione, soprattutto da parte della McCormick, fabbrica di mietitrici. Per sedare la protesta, la polizia sparò sui manifestanti, uccidendone due e provocando diversi feriti.
Per manifestare contro la violenza delle forze dell’ordine, gli anarchici promossero una nuova manifestazione in quella che di solito era la piazza del mercato di macchinari agricoli. Ci furono scontri, che culminarono il 4 maggio con una bomba che uccise sei agenti e ne ferì una cinquantina. I poliziotti reagirono di nuovo sparando e la manifestazione terminò con una carneficina. Ad oggi rimane sconosciuto sia il numero definitivo delle vittime che gli autori dell’attentato. Per quella bomba vennero arrestati otto militanti, tutti condannati poi come anarchici. Sette furono condannati a morte e impiccati a Chicago nel novembre del 1887.
Da quel momento il 1° maggio diventa, quasi a furor di popolo, il giorno in cui commemorare quel sacrificio e celebrare le lotte di tutti i lavoratori del mondo. L’istituzione ufficiale risale però al 1889, quando durante il Congresso Internazionale di Parigi si stabilì che il primo maggio sarebbe stato, da quel momento in poi, La Festa Internazionale dei lavoratori. Il 1° maggio diventa ufficialmente Festa dei Lavoratori anche in Italia nel 1891.
Una piccola curiosità tutta pugliese vuole che una delle prime testimonianze video delle celebrazioni in Italia, sia un documentario girato tra le strade di Andria. “Grandiosa manifestazione per il primo maggio 1913 ad Andria“, questo è il titolo del filmato prodotto da Cataldo Balducci. Nelle riprese si vede il corteo di uomini, tutti col cappello, sfilare per le strade della cittadina seguendo la banda.
In poco più di un secolo, la rivoluzione tecnologica e il cambiamento radicale dei lavori nel mondo, ha forse in parte sopito lo spirito battagliero della Festa dei Lavoratori. Con le ultime crisi economiche e occupazionali in Italia e nel mondo però, il 1° maggio è tornato ad essere una giornata sentita e partecipata. In Italia Primo Maggio vuole dire manifestazioni sindacali e Concertone; da oltre 30 anni, infatti, la musica ha sposato la causa del lavoro come diritto sancito dalla Costituzione. A piazza San Giovanni a Roma un grande concerto anima la città, registrando numeri da capogiro ogni anno.
Tantissime le presenze di artisti e di pubblico anche nel così detto ControConcerto, o l’Altro Primo Maggio. Dal 2013 infatti, a Taranto, si svolge un secondo concerto, che si focalizza sul difficile e doloroso rapporto tra Taranto e la sua nemesi: l’ILVA.
Negli ultimi vent’anni la Festa dei Lavoratori ha assunto un ruolo cruciale nel dare voce al precariato. In Italia, i giovani sfilano accanto ai più grandi per gridare forte la propria paura nel futuro, per denunciare le condizioni di lavoro precario, i contratti fermi a vent’anni fa e i salari sempre contrattati al ribasso. Il 1° maggio è il giorno in cui si tirano le somme degli sforzi fatti, che però non sono mai abbastanza. Cambiano le bandiere al governo ma le condizioni medie dei lavoratori italiani non cambiano. Gli stipendi non sono coerenti col costo della vita, i contratti non tengono conto del work\life balance, e le aziende investono troppo poco in formazione e welfare aziendale. Finché il lavoro non tornerà ad essere davvero in cima all’agenda di governo ci sarà ancora bisogno di palchi e cortei da cui tenere alta la voce della lotta.