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Martin Luther King Day

Il pastore di Atlanta aveva un sogno che non è morto con lui ma non è ancora diventato realtà

“E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. È un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.”

Tutti conosciamo le tre parole chiave di uno dei discorsi più famosi della storia contemporanea, ma ammettiamolo: in pochi sappiamo davvero tutto quello che c’è intorno a quella piccola formula magica “I have a dream”. Diciassette minuti di intervento che il 28 agosto del 1963 hanno incantato una platea immensa, segnando una tappa memorabile della lotta civile contro la segregazione razziale ma anche nella storia della retorica e che hanno consegnato Martin Luther King all’immortalità. Oggi, 15 gennaio 2024, è il Martin Luther King Day e noi vogliamo ricordare l’impegno e l’eredità che il celebre pastore protestante di Atlanta ha lasciato al futuro.

Il Martin Luther King Day si celebra ogni anno nel terzo lunedì di gennaio, una data sempre prossima al 15 gennaio, giorno del suo compleanno. Per arrivare alla sua istituzione ci sono voluti vent’anni, dal 1968, anno in cui il pastore fu assassinato e in cui gli esponenti politici afroamericani hanno iniziato a chiedere una data per onorarlo, al 1986, anno in cui è stata ratificata una legge approvata nel 1983, non senza difficoltà. Solo nel 2000 però, ben 32 anni dopo l’omicidio di Martin Luther King, tutti gli stati della confederazione americana hanno festeggiato la sua giornata.

Questo percorso lungo e tortuoso la dice lunghissima su quanto fosse necessaria la lotta che Martin Luther King aveva intrapreso; su quanto la causa razziale fosse un nervo scoperto degli Stati Uniti apparentemente aperti e accoglienti ancora negli anni ’80 e quanto lo sia anche oggi, ben oltre il giro di boa del nuovo millennio.

La vicenda di George Floyd, l’uomo afroamericano morto nel 2020 per asfissia durante
un arresto a Minneapolis, schiacciato a terra da un agente, ha riacceso dolorosamente i riflettori su un tema troppo spesso nascosto sotto la bella copertina di terra dei sogni e della libertà che l’America si è cucita addosso, mentendo. L’uguaglianza tanto sognata e tanto inseguita dal pastore di Atlanta è in realtà ancora un sogno negli Stati Uniti e in
tante altre parti del mondo, dove tra una bandiera arcobaleno sventolata all’occorrenza
e comportamenti politically correct, più che l’uguaglianza si manifesta l’inadeguatezza
dei governi rispetto alle richieste delle persone. Troppo spesso infatti, razzismo, omofobia
e discriminazioni viaggiano sottotraccia, opportunamente celati da pubblicità inclusive e asterischi neutrali.

Martin Luther King si fece megafono per generazioni di neri americani, per seconde e terze generazioni di schiavi che chiedevano a gran voce di essere riconosciute come persone, di vedere affermata la proprietà identità di individui, di cittadini, di contribuenti. Esseri umani tali e quali ai bianchi cui pulivano le case e aravano i campi, che chiedevano di poter studiare, di potersi muovere con la stessa libertà, di potersi divertire, persino. La sua voce si fece manifesto: portò e porta ancora in strada fiumi di persone che ancora oggi, coi i pugni alzati, chiedono che quel sogno di uguaglianza diventi finalmente realtà e non solo uno slogan sbiadito su vecchie t-shirt.

Articolista di barlettaweb24, il primo quotidiano on line del gruppo, giovane e innovativo, si pone l’obiettivo di coinvolgere i lettori e renderli attivi e partecipi sul proprio territorio, attraverso notizie costantemente aggiornate e approfondite.

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