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Epatopatia alcolica

L’ epatopatia alcolica è una malattia infiammatoria del fegato causata da un abuso di alcol protratto nel tempo. Il fegato è un pò lo “spazzino” del nostro corpo, la sua funzione fondamentale è quella di ripulire il nostro corpo dalle tossine e fare in modo che queste vengano eliminate con le urine o con le feci, quando smette di funzionare correttamente le sostanze nocive rimangono nell’organismo, con conseguente tossicità per tutti gli organi.

È un processo evolutivo che nel tempo porta all’insufficienza epatica. La causa di questa malattia è il consumo prolungato di alcol, il rischio e il danno epatico dipendono dalla quantità di alcol ingerito cioè da quanto alcol, per quanto tempo e quanto spesso.  L’abuso di alcol è più frequente tra gli uomini che nelle donne e si stima che negli USA l’8,5% degli adulti soffra di alcolismo.

L’abuso di alcol causa, spesso in successione, tre disturbi: la steatosi epatica, epatite alcolica e la cirrosi.
La steatosi epatica è conosciuta come “fegato grasso” proprio perché l’organo si riempie di piccoli e diffusi accumuli di grasso che impediscono alle cellule sane di lavorare correttamente, spesso è asintomatica e il fegato risulta ingrandito e liscio e spesso non dolente.

L’epatite alcolica può presentarsi in forma lieve o mettere in pericolo la vita; nella forma lieve il soggetto accusa febbricola, ittero (cute e sclere diventano gialle), stanchezza, dolore addominale.

La cirrosi è l’ultimo step, in cui il fegato non funziona poiché le sue cellule sono state sostituite da tessuto cicatriziale (fibrosi) e il fegato non può guarire. Nella cirrosi i sintomi possono essere simili a quelli dell’epatite alcolica o presentarsi con le conseguenze come ascite (liquido in addome), encefalopatia epatica (le tossine impediscono le normali funzioni cerebrali, il soggetto appare confuso e sonnolente), emorragie digestive (perdita di sangue dalla bocca e con le feci visibile o meno).

I fattori di rischio sono ovviamente il consumo di alcol la presenza di una predisposizione genetica, il sesso femminile e l’obesità. Anche l’accumulo di ferro nel fegato (emocromatosi) e l’epatite C aumentano il rischio di danno epatico da alcol. Il rischio di tumore al fegato è molto più elevato negli alcolisti affetti da epatite C.
La diagnosi si effettua con una valutazione medica ed analisi ematiche. Esami strumentali come l’ecografia individuano la steatosi, la milza ingrandita o la presenza di ascite. Con l’elastografia ad ultrasuoni si può valutare la quantità di fibrosi. La biopsia epatica da conferma di epatopatia alcolica in caso dubbio o di diagnosi differenziale, per esempio con l’emocormatosi.

Il fegato è un organo eccezionale, anche se danneggiato, all’inizio può continuare a funzionare per un certo periodo, perché è in grado di rigenerarsi da danni lievi. Inoltre, è in grado di funzionare normalmente anche con l’80% di danni, ma se il soggetto continua a bere, il danno epatico progredisce e alla fine può portare al decesso. Smettere di bere aiuta a guarire parte dei danni. La prognosi dipende dalla quantità di fibrosi e di infiammazione presenti. Se il soggetto smette di bere e non è presente fibrosi, la steatosi epatica e l’infiammazione possono guarire. La steatosi epatica può risolversi completamente in 6 settimane.

La fibrosi e la cirrosi difficilmente guariscono. La cirrosi non guarisce e le sue complicanze (come accumulo di liquidi nell’addome ed emorragia del tratto digerente), peggiorano la prognosi. I soggetti che smettono di bere tendono a vivere più a lungo di quelli che non lo fanno.

La terapia farmacologica aiuta a trattare i sintomi, la disintossicazione, la riabilitazione e l’astinenza sono la strada da percorrere per evitare il trapianto e vivere più a lungo.

Con affetto

Dr.ssa Francesca Palmitessa

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