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Ansia e ritardo: la sentenza della Cassazione in materia di ritardi ferroviari

Una delle situazioni che mettono a dura prova la nostra pazienza, la nostra ansia e la conseguente organizzazione dei nostri impegni è spesso legata all’essere un pendolare.

Chi per lavoro o studio è costretto a spostarsi con i treni, infatti, ha imparato nel corso della sua vita a dover mettere in conto di aggiungere al tempo stabilito per i propri impegni, quello di un eventuale ritardo legato al mezzo di trasporto su rotaie.

Quest’anno però si è aperto uno spiraglio per coloro che a causa di un forte ritardo hanno subito un danno.

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 28244/2023 ha riconosciuto il risarcimento danni per il treno in ritardo. Nello specifico, la causa è stata avanzata da un pendolare rimasto bloccato per 24 ore sulla tratta Roma-Cassino (nel 2012) a causa di un disservizio portato dal maltempo, senza ricevere nel frattempo cibo o altra assistenza, così come gli altri passeggeri.

Le Ferrovie dello Stato dovranno quindi risarcire il passeggero che ha subito un danno esistenziale per un totale di 1.400 euro (1.000 per la responsabilità aggravata riconosciuta dalla Corte e 400 di risarcimento), oltre a dover pagare le spese legali, il tutto a fronte di un biglietto dal costo di 5 euro.

Il ricorrente si è rivolto, dapprima, a un giudice di pace e aveva ottenuto giustizia. Poi, nel respingere il ricorso di Trenitalia (l’azienda accusava i passeggeri di essersi messi in viaggio nonostante l’allerta meteo e dunque consapevoli dei rischi), la Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale di Cassino che, nel 2019, aveva condannato la società ferroviaria.

La motivazione che ha portato la Corte a prendere questa decisione è semplice: poiché i bollettini metereologici risultavano aver chiarito in misura adeguata che il servizio di trasporto ferroviario doveva predisporre misure organizzative di assistenza, indipendentemente dal fatto di doverle poi mettere in pratica. Dunque, il Tribunale ha ritenuto il travagliato viaggio di quasi ventiquattro ore continuative in condizioni di carenza di cibo, scarso riscaldamento e poca possibilità  di riposare, “un’offesa effettivamente seria e grave all’individuabile e sopra rimarcato interesse protetto, tale da non tradursi in meri e frammentati disagi, fastidi, disappunti, ansie o altro tipo di generica insoddisfazione”.

In tale importante pronuncia ripongono speranza tutti i pendolari italiani, con l’auspicio che le Ferrovie Italiane diminuiscano i ritardi drasticamente e possano funzionare più agevolmente!

Avv. Lucia Lonigro

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