C’è chi stila menù e lista dei regali settimane prima, chi fino all’ultimo andrà di negozio in negozio, chi frigge da ieri e chi invece spera solo di non essere, ancora, al tavolo dei bambini. Quale che sia il vostro approccio al Natale, che siate pronti o meno, lui è arrivato, col suo carico di emozioni caotiche, sempre in bilico tra lo stress dei preparativi e la gioia del ritrovarsi.
Natale è tempo di partenze, di abbracci lunghi, di chiacchiere che durano giornate, di fornelli stremati dopo ore di cotture, lucine che si fulminano, bambini elettrizzati e grande spartizione di avanzi. È il tempo lento di chi attende impaziente e quello frenetico dei cerimonieri, che non è mai abbastanza. Mamme, nonne, zie (con buona pace del patriarcato) che si affannano ai fornelli e mariti e figli incaricati di commissioni dell’ultimo minuto, tradizioni e consuetudini tramandate da generazioni, di casa in casa, in quasi tutte le case del mondo.
È la festa cristiana per eccellenza, la nascita di Gesù, ma è anche il momento in cui il richiamo del calore domestico scavalca il credo e si fa collettivo. Natale è il tempo del ritorno, di viaggi in pullman nottetempo, di code in autostrada, di biglietti prenotati quando il sole torrido di agosto faceva ancora il suo lavoro. Ma è anche il tempo solitario di chi non ha famiglia, di chi è rimasto indietro, di chi è rimasto solo.
Natale è luci e ombre, come ogni festa comandata, in cui l’affanno di preparativi ci distoglie spesso dal senso primario della festa, che dovrebbe essere raccoglimento e ascolto, indipendentemente dal dio che accoglie le vostre preghiere.
Tradizionalmente vicino al Solstizio d’Inverno, con il Natale si celebra la luce nuova che giunge sulla Terra, che si è fatta uomo, per i cristiani o semplicemente luce, per chi non crede: comunque un momento di riflessione, anche nel frullatore della festa.
Ci accusano da tempo di aver perso il senso del Natale, sepolto da troppo cibo e troppi regali, io penso invece che ci sia molta più compensazione che distrazione. Che tutta l’opulenza di questi giorni sia un po’ frutto dei sensi di colpa, delle grandi assenze, della distrazione – questa volta sì – ma di cui siamo colpevoli tutto l’anno, molto spesso a causa della vita, che corre più veloce di noi.
In questo 2023 a Barletta è tornato un po’ a splendere lo spirito natalizio, tanta cittadinanza si è spesa per portare a grandi e bambini un po’ di quella magia sopita da anni. Tra le decine di appuntamenti dal centro alla periferia, il mese di dicembre ha visto la città in fermento, con qualche disagio certo, ma anche molta partecipazione. Il nostro augurio quindi, per i natali a venire, è che si torni anche un po’ a vivere questa festa con il sentimento di collettività e comunità di cui abbiamo avuto un assaggio quest’anno, così che un po’ di quel calore raggiunga anche chi è rimasto solo.