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Annegamento e ipotermia

L’ annegamento si verifica quando un liquido causa soffocamento o interferisce con la respirazione, l’assenza di respirazione causa asfissia con conseguente assenza di ossigeno (ipossia) per tutti gli organi, cervello incluso.

L’annegamento rientra tra le 10 cause di morte più frequente nel mondo, nel 2018 negli Stati Uniti è stato la causa principale di morte correlata a lesioni nei bambini di età compresa tra 1 e 4 anni e la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali nei bambini di età compresa tra i 5 e i 9 anni; inoltre, era incluso nelle 10 principali cause di morte accidentale in soggetti di età inferiore a 55 anni. Le categorie più a rischio sono bambini che non hanno ricevuto lezioni di nuoto, persone sotto l’effetto di sostanze sedative o alcol, tuffi pericolosi che causano traumi (alla testa o alla colonna vertebrale) con perdita di coscienza, soggetti che soffrono di patologie, per es. epilessia, che determinano una temporanea incapacità.

Durante l’annegamento l’acqua penetra nei polmoni causando asfissia acuta e insufficienza respiratoria acuta. Si parla di semi annegamento quando l’evento non è fatale. In alcune condizioni i polmoni possono essere “inondati” da liquidi corporei (sangue, edema), nei lattanti ci può essere inalazione di materiale rigurgitato, negli adulti l’asfissia da rigurgito alimentare colpisce soggetti in stato di etilismo acuto, traumi cranici, anestesia, malattie neurologiche; in questi casi si parla di sommersione interna. In caso di annegamento il trattamento è di supporto e comprende: rianimazione cardiopolmonare, correzione di ipossia, ipoventilazione e ipotermia.

Si definisce ipotermia una temperatura corporea inferiore a 35 gradi. Se la temperatura è superiore a 32 gradi, l’ipotermia è definita lieve e si tratta con coperte e un ambiente caldo (si parla di riscaldamento passivo); quando invece la temperatura è al di sotto di quel valore, l’ipotermia è grave e necessita di riscaldamento attivo (trattamenti con infusione o lavaggi con fluidi riscaldati, riscaldamento del sangue con apparecchi per la circolazione extracorporea, inalazione di ossigeno riscaldato). Nelle forme lievi i sintomi includono brividi e sonnolenza; nei casi più gravi confusione, irritabilità, il respiro e del battito cardiaco rallentano, fino al coma e al decesso. L’ipotermia si presenta quando la perdita di calore dell’organismo, supera la produzione di calore; per es. quando il soggetto è esposto a temperature molto fredde o immersioni in acque fredde, dopo un’immersione prolungata anche se a temperature tra 20-24 gradi, o se il soggetto ha un’intossicazione da farmaci o sostanze. La causa è spesso accidentale, da congelamento o assideramento, o con intento omicida/suicida.

L’ipotermia consegue anche a traumi, ipoglicemia, ictus, sepsi, ustioni o patologie che determinano alterazioni dei sistemi ormonali. Ovviamente nei casi di ipotermia la prima cosa da fare è sostituire gli abiti bagnati e l’isolamento termico; la rilevazione della temperatura centrale si effettua con sonde esofagee o rettali, anche i termometri elettronici possono essere utilizzati. La diagnosi si effettua rilevando la temperatura e valutando le possibili cause (sepsi, intossicazione, ipoglicemia, trauma), risolvendo la causa scatenante, si risolve l’ipotermia. Nelle forme gravi le terapie sono unicamente ospedaliere pertanto è fondamentale trasportare il soggetto presso il nosocomio più vicino.

Con affetto

Dr.ssa Francesca Palmitessa

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