È chiamato “Gender Pay Gap”, il divario retributivo di genere presente nel mercato del lavoro che decenni di battaglie, dibattiti e interventi normativi non sono ancora riusciti a colmare. Studi e statistiche continuano a confermarlo: a parità di ruolo e di mansioni, la busta paga delle donne è più leggera di quella degli uomini.
Che si tratti di un fattore culturale, di un retaggio di stereotipi e discriminazioni o più semplicemente di una scelta dettata da un mondo del lavoro a “misura d’uomo”, una cosa è certa: ridurre la disuguaglianza tra i sessi è fondamentale per lo sviluppo della libertà femminile e per la creazione di una società e di un’economia più inclusive.
Dell’ imparità salariale e delle (tante) difficoltà sperimentate dalle donne lavoratrici si è parlato nel corso di un convegno, tenutosi ieri sera a Barletta.
Organizzato dall’ Associazione Donne Giuriste Italia sez. di Trani, l’incontro ha avuto luogo nella sede della Lega Navale in via Cristoforo Colombo.
Qui, diversi relatori si sono confrontati sul tema, costruendo il dialogo su una tanto semplice quanto necessaria domanda: “Siamo davvero tutti uguali?”.
Ad intervenire sull’argomento sono stati il Prof. Avv. Marco Barbieri, Ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università di Bari, la Dott.ssa Teresa Caradonna, Vice Presidente Piccola Industria Confindustria, la Dott.ssa Floriana Dibenedetto, Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Trani e la Dott.ssa Filomena Principale, Segretaria Regionale Cgil.
Dall’incontro, moderato dalla Presidente Adgi sez. di Trani Avv. Anna Chiumeo, è emerso un messaggio chiaro, ovvero quanto ancora lunga sia la strada da percorrere per un’effettiva uguaglianza tra uomini e donne in ambito lavorativo.
E il gap (il divario) non è solo di tipo salariale. Le donne infatti vengono spesso impiegate in posizioni lavorative precarie o irregolari. Tante di loro sono poi costrette a ridurre l’orario di lavoro o addirittura ad abbandonare la loro occupazione per l’impossibilità di conciliare impiego e maternità. Il peso del lavoro di cura di casa e famiglia ricade sulle loro spalle e la possibilità di fare carriera e di accedere a posizioni di leadership tende a sfumare.
“Nonostante la nostra Costituzione e la legislazione italiana ed europea siano molto chiare sul punto, in concreto non esiste alcuna parità” ha sottolineato l’Avv. Chiumeo. “Alle donne vengono ancora affidati troppi ruoli e i supporti quali asili, servizi per l’infanzia o RSA purtroppo scarseggiano. L’organizzazione lavorativa si basa ancora su uno schema maschile e patriarcale”.
Secondo la Dott.ssa Filomena Principale è necessario “abbattere il muro degli stereotipi e dei pregiudizi attraverso un cambiamento culturale. Servono dei correttivi culturali – ha spiegato nel corso suo intervento– e il cambiamento deve investire tutti i livelli della nostra organizzazione lavorativa, sociale e civile”.
“La disparità salariale è solo la punta di un iceberg” ha poi ribadito la Dott.ssa Floriana Dibenedetto. “I problemi riguardano anche l’ingresso nel mondo del lavoro e la progressione di carriera, sia nel settore pubblico che privato.”
Il convegno ha quindi avuto l’obiettivo di indagare, da diversi punti di vista, problematiche ancora tristemente attuali. Ne è emerso che il gender gap non è affatto chiuso, che il percorso delle donne nel mondo del lavoro è spesso una corsa ad ostacoli e che per abbattere le disuguaglianze è sicuramente necessario agire su più livelli.
