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Barletta, il giornalista Nino Vinella presenta il suo libro su Giuseppe De Nittis

L'incontro organizzato dal Centro Studi Barletta in Rosa APS presso il Brigantino due

Venerdì 28 giugno, ore 18,30 Sala Jolly del Brigantino due, viale Regina Elena litoranea di Levante, il Centro Studi Barletta in Rosa APS ospita e presenta il libro “A tavola con De Nittis italien, peintre, gourmet (e i suoi amici)” del giornalista scrittore Nino Vinella intervistato dalla Presidente Mariagrazia Vitobello.

A 150 anni dalla nascita nella capitale francese dell’Impressionismo che annoverò il pittore barlettano come unico italiano protagonista di quel rivoluzionario movimento artistico, l’iniziativa si propone come primo appuntamento di conoscenza al Territorio dopo l’anteprima nazionale svoltasi in Palazzo Reale a Milano quale evento collaterale all’importante (e visitatissima da pubblico sempre numeroso quanto entusiasta) mostra monografica “De Nittis pittore della vita moderna” in chiusura domenica 30 giugno e dove sono stati esposti diciannove capolavori provenienti dalla civica Pinacoteca.

Pennellate di vita artistica, divagazioni gastronomiche, atmosfere e suggestioni fra Italia, Francia e Inghilterra di metà e fine Ottocento con particolare rilievo alle letture animate in abiti depoca dagli studenti classe 3a A dell’Istituto Comprensivo «Dazeglio De Nittis» (docente coordinatrice Prof.ssa Daniela Fucci) saranno il tema dell’incontro (liberamente aperto alla Cittadinanza) organizzato in collaborazione con il Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia ODV, l’Archeoclub d’Italia Canne della Battaglia Barletta Aps e la Famiglia Nigro.

Così sarà raccontata la figura di De Nittis e della moglie Leontine attraverso le opere del celebre artista e di quelle serate del sabato che si svolgevano nella loro casa di Parigi, apprezzate da tutti per latmosfera informale, la vivacità della conversazione, la buona musica e il cibo davvero squisito, cucinato dal padrone di casa.

Oltre agli amici di sempre, come i due fratelli Goncourt, Desboutin, Daudet, Manet, Degas, Caillebotte, Claretie, passarono da quelle stanze gioiose personaggi come Oscar Wilde, Zola, Dumas figlio, Burty, Forain, Legros, Stevens, Tissot, la principessa Mathilde Bonaparte, Gustave Doré, Huysmans, Leconte de Lisle, Maupassant.

E poi, naturalmente, gli italiani di passaggio da Parigi. Tra tutti, Diego Martelli, il grande critico sostenitore dei Macchiaioli e appassionato degli Impressionisti, che ci ha lasciato una straordinaria descrizione di quella casa di un parigino vero, di quei parigini che vengon magari battezzati a Barletta, ma che sono legittimi.

A questa testimonianza vanno aggiunte altre, come quella entusiasta di Edmond de Goncourt che, nel suo celebre Journal, memorabile cronaca di quegli anni straordinari, ci ha restituito ogni momento di quelle cene davvero incantevoli, tra lo scintillare delle foukousas giapponesi, che sono come delle macchie luminosissime e molto allegre sui muri e il profumo della grande piattata di maccheroni che cucina lui stesso, nella sua veste di napoletano.

De Nittis, fin dai suoi inizi a Napoli e durante la sua esperienza alla Scuola di Resina, si dedica alla pittura en plein air, praticata direttamente all’aperto anziché in studio. Questa pratica, nata nella metà dell’Ottocento, rappresenta una sfida alla tradizionale educazione accademica basata sulla lezione in aula, con la copia dei modelli e il lavoro in studio.

A Parigi, De Nittis stringe rapporti con artisti come Manet, Caillebotte e soprattutto Degas, con cui instaura una profonda amicizia basata su stima reciproca e ammirazione. È proprio Degas a invitarlo a partecipare alla prima mostra degli Impressionisti nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar, dove De Nittis presenta cinque opere, principalmente esempi di pittura en plein air, tra cui due vedute del Vesuvio.

La pittura all’aria aperta rappresenta il punto di incontro tra De Nittis e l’Impressionismo. La tavolozza si illumina con toni vividi, la pennellata diventa più libera e meno dettagliata, i volumi sono costruiti non attraverso il chiaroscuro, ma tramite il contrasto cromatico. Le composizioni si aprono e acquistano ariosità; gli intensi effetti di controluce, le trasparenze e le ombre colorate mostrano le continue ricerche sulla luce.

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