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Andria, impiantato al Bonomo il primo pacemaker bicamerale senza fili

Si tratta di un’innovazione rivoluzionaria senza precedenti

Impiantato al Bonomo di Andria, nei giorni scorsi, un pacemaker bicamerale senza fili. Ad eseguire l’intervento il team di cardiologia diretto dal dott. Francesco Bartolomucci, Direttore della UOC di Cardiologia del Bonomo e del Dipartimento Cardiologico dell’Asl Bt. Il Sistema di pacemaker bicamerale senza fili fa fronte alle esigenze delle persone con un ritmo cardiaco anomalo o più lento del normale. Si tratta di un’innovazione rivoluzionaria senza precedenti, che consente a due pacemaker senza elettrocateteri di comunicare e sincronizzare tra di loro ad ogni singolo battito del cuore grazie alla tecnologia di comunicazione implant-to-implant.

Ad essere operata una donna 84enne che soffriva di sindrome bradi-tachi con difficoltà procedurali negli accessi vascolari, obesità e insufficienza renale cronica, fattori che aumentano il rischio di infezioni. L’intervento di applicazione del dispositivo è stato eseguito in anestesia locale ed ha richiesto una durata di circa 40 minuti.

“La cardiologia e l’elettrofisiologia italiane – spiega il dott. Bartolomucci – stanno vivendo la loro rivoluzione grazie all’innovazione tecnologica, con procedure sempre meno invasive e dispositivi impiantabili sempre più sofisticati, miniaturizzati e connessi. Il centro di Andria si pone, ancora una volta, come eccellenza del territorio per le patologie cardiache”.

“Tale sistema – afferma il dott. Domenico Gianfrancesco, responsabile della UOS di Elettrofisiologia del Bonomo – amplia la possibilità di trattamento rispetto ai pacemaker monocamerali senza fili che consentono di trattare solo il 20% dei pazienti. Il dispositivo è composto da due pacemaker, uno stimola l’atrio destro e uno stimola il ventricolo destro. Ogni dispositivo è circa 10 volte più piccolo di un pacemaker tradizionale. A differenza dei pacemaker tradizionali, il pacemaker bicamerale senza fili viene impiantato direttamente nel cuore attraverso una procedura minimamente invasiva ed eliminano la necessità di elettrocateteri cardiaci. Di conseguenza, riducono l’esposizione delle persone a potenziali complicanze come le infezioni e offrono un periodo di recupero post-impianto meno restrittivo e più breve”.

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