Direttore Antonio Sarcina

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Giornata Mondiale della Disconnessione

Disconnettersi dai dispositivi per riconnettersi con le persone, le attività e la vita fuori dai display

Ansia, stress e disturbi del sonno sono solo alcuni dei sintomi causati dalla sovraesposizione a dispositivi elettronici e social network. Disagi spesso invisibili ma capaci di insinuarsi in modo subdolo e profondo nelle pieghe della nostra quotidianità, con effetti negativi sulla nostra capacità di interagire con gli altri. Per questo, dopo lo Sconnessi Day del 22 febbraio, la comunità internazionale porta di nuovo l’attenzione sul tema con il Global Day of Unplugging, che in Italia diventa la Giornata Mondiale della Disconnessione.

Questa iniziativa è stata promossa nel 2010 dalla comunità ebraica Reboot, una no-profit di promozione di arte e cultura ebraica, nata con lo scopo di aiutare artisti, film makers, registi, a dare voce alla propria cultura e alla propria visione di spiritualità, motivo per cui il Global Day of Unplugging si svolge di sabato, il giorno destinato al riposo nella cultura ebraica. L’obiettivo della giornata è quello di scollegare ogni dispositivo tecnologico dal tramonto di venerdì 7 marzo – quest’anno – al tramonto di sabato 8 marzo, per riappropriarsi del proprio tempo reale, delle proprie relazioni sociali e per dedicarsi ad attività che non richiedono l’utilizzo di dispositivi.

Nata come iniziativa nazionale negli Stati Uniti, nel 2023 si è evoluta in quello che conosciamo oggi, un movimento globale che vanta sempre più adesioni nel mondo. Un team internazionale, e tantissimi volontari che si impegnano annualmente per promuovere un rapporto sano e positivo con il web e con gli strumenti tecnologici con cui, volenti o nolenti, siamo ormai costretti a convivere.

Non un approccio anacronistico e impraticabile però, ma un detox circoscritto che aiuti ad aprire gli occhi su una dipendenza diventata ormai – anche questa – globale. Uno studio recente commissionato da Amazon Kindle (il lettore di e-book per antonomasia n.d.r.) ha fatto emergere dati allarmanti che però non stupiscono, perché la realtà dei fatti è sotto gli occhi di tutti. Mangiamo, camminiamo, attraversiamo la strada persino, senza mai staccare gli occhi dallo schermo dello smartphone.

Lo studio ha infatti dimostrato che controlliamo i nostri dispositivi fino a 80 volte all’ora. Un numero impressionante se consideriamo che un’ora è composta di 60 minuti. I più addicted fanno, quindi, più di un tap al minuto per controllare se hanno ricevuto nuove notifiche: un secondo lavoro, praticamente.

Un secondo lavoro però, che non solo non è retribuito, ma contribuisce a svolgere peggio le nostre attività quotidiane, compreso il lavoro, quello vero, in cui la dipendenza da connessione crea disturbi dell’attenzione e minore produttività.

Un problema, questo della costante necessità di monitorare la nostra presenza e le nostre attività online, che riguarda tutti, adolescenti, adulti, boomer e no, tutti fagocitati dall’esigenza di esistere sempre più online e sempre meno nella vita reale.

Ecco, quindi, l’importanza di iniziative come la Giornata Mondiale della Disconnessione, insufficienti sicuramente, ma capaci di accendere una lampadina, in questo caso solo immaginaria, sulla necessità di essere connessi con la vita vera, quella che ci scorre accanto ogni giorno, quella fatta di persone in carne ed ossa, con cui parlare, confrontarsi, divertirsi senza la necessità di un mediatore elettronico. Uno sforzo necessario, ansiogeno a tratti, stressante a sua volta, ma capace di dare alla mente un respiro nuovo e di rispondere a stimoli un tempo scontati e oggi, per alcuni, difficilissimi da gestire.

Articolista di barlettaweb24, il primo quotidiano on line del gruppo, giovane e innovativo, si pone l’obiettivo di coinvolgere i lettori e renderli attivi e partecipi sul proprio territorio, attraverso notizie costantemente aggiornate e approfondite.

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