La Giornata internazionale dell’infermiere si celebra in tutto il mondo, il 12 maggio, anniversario dei 200 anni dalla nascita, a Firenze, di Florence Nightingale, fondatrice dell’infermieristica moderna. Durante la guerra di Crimea curò senza sosta i soldati; per il suo girare continuamente tra gli infermi, anche durante la notte fu denominata la “dama della lampada“. E proprio in occasione del bicentenario della sua nascita, il 12 maggio del 1820, prima dell’emergenza Coronavirus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato il 2020 l’Anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica.
Lo slogan scelto dalla FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) per l’edizione 2023 della Giornata Internazionale dell’Infermiere sarà: “Il talento degli infermieri – Arte e Scienza in evoluzione”. In tutta Italia i diversi Ordini regionali delle Professioni infermieristiche (Opi) e la FNOPI, organizzano eventi volti a mettere in risalto la figura degli infermieri in un connubio di arte, scienza e cura.
La figura degli infermieri è importante quanto quella dei medici: accudiscono, confortano, aiutano e risollevano sia i pazienti che i parenti. Nei reparti, soprattutto quelli in cui ci sono le degenze più delicate, avere accanto un professionista che sappia unire la cura medica a quella dell’anima, può fare la differenza in tutte le fasi di un’esistenza: dalla nascita al fine vita. Anche a domicilio.
A volte, una parola gentile, un gesto affettuoso, un sorriso tra una somministrazione e l’altra dei farmaci è quello di cui si ha più bisogno: perché le medicine aiutano, ma la compassione, l’empatia possono davvero fare la differenza nella guarigione o nel tragico momento di un addio.
Da quel terribile febbraio 2020, giorno in cui è stato notificato il primo caso di COVID-19 in Italia, il mondo ha affrontato anni terribili piegato dalla pandemia di Covid-19 e la figura degli infermieri in prima linea nella lotta al virus è stata fondamentale per riuscire ad affrontare e superare, questo periodo di emergenza sanitaria.
Sono ormai marchiate nella nostra mente, come allora i segni dei presidi di protezione personale sui loro visi, le immagini di questi professionisti disfatti dalla mole di lavoro infinito, dalle condizioni di stress fisico e soprattutto psicologico, dalla fatica e dal dolore di essere attaccati e spesso vinti, inermi, dalla morte. Durante la pandemia, sono stati chiamati “eroi”, “angeli”, sono stati rivalutati e ammirati, ma gli infermieri, i professionisti che dedicano la loro vita alla cura degli altri, dovrebbero essere apprezzati e tenuti in considerazione sempre, perché troppo spesso si dà per scontato quello che, anche nel quotidiano, è un vero e proprio atto d’amore verso il prossimo.