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A Barletta la tagliente comicità di Enrico Brignano

Il comico romano ha portato in scena uno spettacolo di due ore non risparmiandosi battute controverse

Un’orchestra ancora work in progress, ballerine sostituite in extremis da uomini in tenuta da cantiere e lampioni accesi che disturbavano la visuale: è iniziata così, con uno sketch sugli intoppi tecnici, la tappa barlettana del “Ma…Diamoci del Tu – Tour estivo” di Enrico Brignano.

Il comico, showman ed attore romano ieri sera ha portato il suo spettacolo nel Fossato del Castello di Barletta gremito di pubblico, coinvolgendo gli spettatori con la sua comicità irriverente.

Non è mancato il commovente omaggio a Toto Cutugno, grande artista italiano venuto a mancare qualche ora prima, di cui Brignano ha proposto al termine della serata la famosa canzone “L’italiano“.

Per quasi due ore Brignano è stato il mattatore della serata mettendo in campo la sua ironia ed alternando ricordi e gags del suo passato con la satira di costume.

La scenografia del tour estivo, composta quasi unicamente da flight case, creava un senso di “cantiere a cielo aperto”, sensazione alimentata dal vestiario delle sue due spalle comiche e del musicista Andrea Perozzi, che fin dalla prima comparsa hanno indossato i classici caschi e divise da addetti ai lavori.

Qui il primo sketch: il senso di “non completezza” viene confermato da Brignano stesso, che bisticcia simpaticamente con i collaborati di scena, evidentemente fannulloni, invitando a più riprese il pubblico a ripresentarsi il giorno dopo.

Nel mentre non si è risparmiato anche qualche frecciatina al Comune, prima alludendo a tutti i deputati, sindaci, assessori e consiglieri comunali “scrocconi” poiché non paganti all’evento e poi indicando un fastidioso grande faro, acceso durante tutto lo spettacolo “Venite domani, sentite a me, oggi il Comune non ci ha spento neanche il faro”.

Le battute sono proseguite tra romantici omaggi alla città eterna e reminiscenze della sua adolescenza e degli anni di inizio carriera; tra questi, cercando di spronare gli adolescenti di oggi, ha ricordato i numerosi “No” ricevuti in giovane età, smentiti dall’importante e primo “Sì” di Gigi Proietti, che lo ammise nel suo laboratorio di esercitazioni sceniche.

Il racconto dei suoi diciott’anni giunge poi agli iniziali approcci con l’universo femminile e alle prime esperienze sessuali. Purtroppo, questa fase centrale della narrazione ha visto numerose cadute di stile e battute decisamente sessiste, certamente non giustificabili dal suo intento spiritoso.

Il gioco comico ruotava attorno al paragone tra le pudiche giovani degli anni ’80, difficili da conquistare e le più disinvolte ragazze moderne. Le seconde, citando fedelmente, “la danno via come se non fosse la loro” e sembrano essere di più facile scrematura, poiché oggi “se le ragazze sono ben disposte lo capisci da come sono vestite”, facendo riferimento a capi d’abbigliamento, come minigonne e calze, che secondo il comico quasi rappresenterebbero un invito all’approccio.

Ne nasce un pensiero pericoloso sempre e comunque, certamente reso ancora più grave contestualizzato ai recenti fatti di cronaca nazionali.

La parodia e imitazione delle “ragazze di oggi” continua commentando le loro foto pubblicate sui social, soprattutto quelle in costume, per le quali si cerca di inserire in descrizione frasi “per dimostrare di non essere solo corpo ma anche testa e per farlo vengono aiutate dal T9 perché non saprebbero come scrivere”.

Tornando poi agli anni ’80, racconta l’imbarazzo pre-amplesso, in cui la donna “era sempre la prima a parlare, perché sono sempre loro quelle che rompono il… ghiaccio!” e poi era solita rifiutare le numerose avances ricevute, assicurando che però “qualsiasi ragazza pudica diventava una tigre”.

L’auspicio è che non stesse consigliando al pubblico, soprattutto ai giovani, di insistere dopo un “no” ricevuto in ambito prettamente sessuale. In questo caso le controversie sarebbero molte.

In conclusione, dal confronto generazionale, che era quasi argomento centrale dello spettacolo, ne emerge che le donne o sono troppo pudiche o lo sono troppo poco.

L’intento comico è nobile, ma dietro a battute simili sarebbe un errore non evidenziarne i problemi culturali. Certamente la stand-up comedy può non nutrirsi di battute sessiste e un professionista come Brignano avrebbe raccolto le risa del pubblico anche facendone a meno.

 

Myriam Angela Pedico 

Giovanna Gissi

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