“Radici – Affondano in terra, ma ti permettono di toccare il cielo – “, è una mostra fotografica curata dall’associazione culturale Artinte, in collaborazione con il Liceo Artistico Leontine De Nittis.
Luogo scelto per l’occasione è la Chiesa di Sant’Antonio, che è stata scrigno delle opere nelle giornate del 29 e 30 aprile. Durante la stessa mostra si è svolto l’incontro “A spasso con il corto”, fuorionda del South Italy International Film Festival, che ha visto la partecipazione del regista fasanese Giuseppe Gimmi, autore del corto “Per le Vie del Paradiso”.
L’esposizione fotografica racconta quattro storie con un unico filo conduttore: la comprensione del presente attraverso la meticolosa ricerca e riscoperta delle orme del passato, scavando contemporaneamente su più livelli, dal territorio alla famiglia.
Nel dettaglio:
– “Gli occhi prima di mia madre” di Emanuele Binetti;
– “Surreale” di Roberta De Camillis;
– “Visioni Lucide” di Raffella Filomeno;
– “La Famiglia Losito” di Sara Sirago;
– “Legami” di Lorenza Ragno.
Protagonista assoluta è la mancanza: l’assente viene captato, fotografato e intrappolato per essere vissuto ancora.
Il bisogno artistico e personale di riconnessione con le proprie origini viene espresso in maniera singolare e differente in ogni progetto. Fotografie forzatamente ricamate insieme, ricerche d’archivio, manipolazione d’archivio, giochi di colore, scatti di stanze buie e studi di spazi che strizzano l’occhio agli ambienti liminali: tra similitudini e opposizioni i cinque corpi artistici urlano la loro indipendenza celando lo stesso cuore pulsante.
Il risultato finale è un’esposizione brillante, che arriva -da più punti di partenza- dritto al visitatore.
Il felice esito dell’impresa è certamente merito di Lorenza Ragno, curatrice dell’evento e autrice del progetto “Legami”, alla quale abbiamo rivolto alcune domande:
“Come nasce il progetto?”
“Dalla voglia di creare delle situazioni artistiche all’interno della città. Io ho partecipato al Festival di Monopoli – il PhEST Festival Internazionale di Fotografia e Arte, ndr. – e mi ha affascinato il modo in cui più opere potessero dialogare insieme. Ho pensato di riproporlo qui a Barletta perché è un aspetto che manca. Ho selezionato dunque progetti in cui credevo, con linguaggi completamente diversi ma che riescono a legarsi coerentemente.”
“Come mai la scelta della Chiesa Sant’Antonio come luogo della mostra?”
“Purtroppo, è difficile trovare luoghi che ti diano in tempi brevi l’accesso per organizzare qualsiasi tipo di evento artistico. È veramente difficile. Soprattutto se parliamo di posti pubblici. Invece, i responsabili della Chiesa sono stati molto disponibili e gentili.”
“Qual è la stata la scelta per l’allestimento?”
“Ognuno ha scelto in maniera autonoma il proprio allestimento. Ad esempio, Sara ha utilizzato la carta da parati per ricreare l’atmosfera di una casa perché racconta gli avvenimenti della sua famiglia.
Per quanto riguarda “Legami” è stata una rivelazione dell’ultimo secondo: ho realizzato che tutto avrebbe avuto molto più significato, se accompagnato dalle scansioni di lettere che mio nonno scriveva a mia nonna. Questo mio progetto – continua – ha inizio dalla brusca perdita di mio nonno, che è stata per me uno choc. Ho dovuto lavorarci psicologicamente e per me è stato molto terapeutico dedicarmi alla fotografia.”