“Io speriamo che me la cavo. Che disastro in questo 2024 per il Comune di Barletta in fatto di ricorrenze e di anniversari su fatti storici e personaggi famosi nella cosiddetta e più tradizionale cultura identitaria cittadina…”
Così il giornalista Nino Vinella, a titolo suo personale come Cittadino emerito ed anche a nome del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia ODV e di Archeoclub d’Italia Canne della Battaglia Barletta APS, di cui è Presidente, che prosegue…
“Mi avvalgo per la prima della civica benemerenza recentemente conferitami dal Comune per stigmatizzare quanto avvenuto e tuttora sta avvenendo. Data cancellata lo scorso 2 agosto per la Battaglia di Canne, nel cui sito archeologico (e dintorni) l’amministrazione comunale ha fatto scendere silenzio assoluto sulla vittoria di Annibale “disconnessa” dal consueto calendario. Altrettanto per Pietro Mennea in contemporanea alle Olimpiadi di Parigi: silenzio assoluto sul compleanno e sull’onomastico del Campione Freccia del Sud il 28 giugno scorso. Solo nella prossima ricorrenza del 140mo dalla morte a Parigi del pittore Giuseppe De Nittis, mercoledì 21 agosto, da Palazzo di Città si sono… riscattati programmando nella giornata visite guidate gratuite a richiesta ma sempre col consueto codazzo istituzionale (sindaco, assessore, assessora regionale) che mai deve mancare in circostanze simili…”
Ma qui arriva la stoccata del giornalista Vinella: “Facile, troppo facile ricordare per quest’altro anno la scomparsa del celebre artista. La smemoranda comunale, nell’avvocatura, ha infatti dimenticato i cinquant’anni da quel 29 marzo 1974 quando il Comune di Barletta, a seguito della conclusione di un contenzioso con il nipote Vincenzo di Giuseppe De Nittis, entrò in possesso delle opere dell’artista, così com’era stato deciso dalla moglie Leontine nel proprio testamento sin dal 1912 dopo la scomparsa del suo Peppino in quella successione temporale di eventi scandita da quella morte e dalla successiva donazione ma insidiata nella battaglia legale combattuta dal municipio barlettano contro gli eredi De Nittis”.
Ecco la storia: “Donazione De Nittis al Comune di Barletta. Nella sua storia più contemporanea (annessi e connessi) c’è un capitolo dimenticato dai racconti ufficiali: cioè di quando mezza eredità di quel famoso parente, pretesero e scrissero i discendenti, spettava a loro, cioè ai familiari in linea retta. Eredità di notevole pregio artistico come pure di grandissimo valore monetario, considerando le quotazioni dei singoli dipinti denittisiani. Basti considerare che la determina dirigenziale del 16 dicembre 2019 copriva con una polizza il patrimonio di tutti quadri conservati in Pinacoteca a Palazzo della Marra per un valore assicurato complessivo di € 24.560.000. Ma negli Anni fine Sessanta inizio Settanta, al tempo della vecchia lira, il valore avrebbe raggiunto cifre da capogiro, miliardi.
E fu così che, oltre mezzo secolo fa, la municipalità barlettana (destinataria del prezioso lascito dalla vedova Léontine Gruvelle) dovette difendere la collezione, fra quadreria e biblioteca, in un prolungato contenzioso legale. Autentica ed appassionante battaglia a colpi di carte bollate e di sentenze di cui oggi tentiamo di colmare un ingeneroso vuoto di memoria collettiva quale atto postumo ma onorevolmente ricompensativo verso chi se ne rese protagonista per senso civico e dovere professionale.
Analogamente alla successiva, e dunque fino a noi contemporanea sia pure fra luci ed ombre, opera di valorizzazione fra esposizioni e mostre, allestimenti in vari contenitori (Palazzo San Domenico, Castello, Palazzo della Marra) e pubblicazioni, prestiti della collezione (tuttora nel Castello di Mesagne per il G7 fino al 30 novembre 2024 due quadri: “Busto di donna”, 1883, olio su tela, valore assicurativo 200.000 euro e “Dans le monde”, 1883, olio su tavola, valore assicurativo 100.000 euro; mentre “Lungo l’Ofanto” si trova esposto alla National Gallery di Washington, come ci ricorda dall’America il curatore Prof. Renato Miracco) ed ulteriori acquisizioni”.
LA RICOSTRUZIONE – Ma andiamo con ordine partendo da quell’unico documento rintracciato finora, ovvero la copia – richiesta da parte del compianto avvocato Raimondo Doronzo quale legale del Comune – della sentenza (emessa in tredici pagine dalla prima sezione civile della Corte di appello di Bari) dove vengono puntualmente ricostruite le fasi del processo e dove si legge: “Con atto di citazione del 30 agosto 1967 il pronipote Vincenzo esponeva che il 21 dicembre 1907 moriva a Cannes (Francia) Giacomo De Nittis, figlio unico del celebre pittore barlettano Giuseppe e cittadino francese sin dall’8 luglio 1896.
L’eredità del predetto fu illegittimamente acquistata per intero dalla madre Léontine Lucile Gruvelle (anch’ella di nazionalità francese), mentre ai sensi degli artt. 733 e 753 del codice civile francese la metà dell’eredità sarebbe spettata ai parenti della linea paterna, essendo Giacomo De Nittis morto celibe e senza testamento. Nel 1913 moriva la predetta Léontine Lucile Gruvelle, che aveva nominato erede universale la sua governante Marie Prelat Nandot, assegnando in legato al Comune di Barletta l’intero patrimonio artistico e culturale del marito e cioè centoquarantaquattro quadri e l’intera biblioteca”. Fin qui la storia è arcinota ed è stata più volte narrata. Il colpo di scena avveniva quando “tutto ciò premesso, Vincenzo De Nittis, agendo come pronipote del celebre pittore, con il summenzionato atto conveniva in giudizio davanti al Tribunale di Trani il Comune di Barletta per sentir dichiarare esso istante erede legittimo di Giacomo De Nittis ed in conseguenza illegittimo il possesso, da parte del convenuto, dei beni costituenti il suddetto legato, condannando lo stesso Comune alla restituzione dei quadri e della biblioteca di Giuseppe De Nittis. Il Comune di Barletta, costituitosi, contestava l’asserita cittadinanza francese di Giacomo De Nittis e quindi l’applicabilità al caso in esame della relativa legislazione; eccepiva poi, tra l’altro, sia la prescrizione del diritto dell’attore di accettare l’eredità in contestazione, sia l’usucapione verificatasi in suo favore per aver posseduto sin dal 1914 i beni a lui assegnati con il summenzionato legato, debitamente a suo tempo accettato”.
DE NITTIS FIGLIO: ITALIANO O FRANCESE? IL COLPO DI SCENA – Era dunque francese o rimasto pur sempre italiano Jacques/Giacomo De Nittis figlio di Giuseppe? Su questo punto il dibattimento processuale sembrava giungere ad una svolta quando: “Nell’udienza del 21 maggio 1968 intervenivano nel giudizio Gaetano, Ivan, Luciano e Romolo De Nittis, altri pretesi coeredi di Giacomo De Nittis, i quali facevano propria la domanda dell’attore Vincenzo De Nittis. A fondamento dei rispettivi assunti le parti procedevano in giudizio vari documenti. L’adito Tribunale quindi con sentenza del 30/12/1969 – 29/1/1970 riteneva non provata la cittadinanza francese del de cuius e rigettava le domande dell’attore e degli intervenuti, condannandoli tutti in solido a rimborsare al Comune di Barletta le relative spese processuali”.
L’iter processuale, liberato da ingombri procedurali di altra natura giuridica, proseguiva per confutare od accertare la nazionalità francese del figlio Jacques/Giacomo rispetto a quella italiana del padre Giuseppe.
Nelle conclusioni della sentenza si può leggere: “Gaetano De Nittis si duole perché il Tribunale ha rigettato la sua domanda, ritenendo non provata la cittadinanza francese del de cuius Giacomo De Nittis e ritenendo per conseguenza inapplicabile al caso in esame le norme successorie del codice civile francese, secondo il quale se una persona muore senza figli e senza testamento l’eredità si divide in parti uguali tra i parenti della linea paterna e della linea materna. La doglianza è fondata, avendo l’appellante prodotto in questo grado del giudizio un certificato del Comune di Ercolano da cui risulta che il predetto Giacomo De Nittis acquistò la cittadinanza francese sin dall’8/7/1896. La successione in contestazione è perciò regolata secondo le norme del codice civile francese vigenti al momento dell’apertura della successione, che avvenne il 21/2/1907. In base quindi all’art. 753 del codice Napoleone una metà dell’eredità di Giacomo De Nittis fu devoluta ai parenti della linea paterna”.
LA SENTENZA FINALE – Comune di Barletta sconfitto? Niente affatto. Ecco dunque il beffardo finale per gli eredi: “A tale devoluzione però non seguì l’accettazione da parte di nessuno dei De Nittis, dei quali l’appellante è un discendente. Essendo quindi passati circa sessanta anni tra il momento dell’apertura della successione e la domanda introduttiva del presente giudizio è evidentemente estinto per prescrizione il diritto dei De Nittis di accettare l’eredità in contestazione, essendo fissato in trenta anni il relativo termine dall’art. 789 Codice Napoleone. L’eredità invece di Giacomo De Nittis alla morte di quest’ultimo fu interamente acquistata dalla madre Léontine Lucile Gruvelle, mentre il Comune di Barletta sin dal 1914 vene in possesso dei quadri e della biblioteca in contestazione, lasciatigli in legato dalla predetta Léontine Lucile Gruvelle, deceduta il 17/8/1913 (deliberazione emessa dal Commissario Prefettizio del detto Comune l’8/11/1913 e relativa autorizzazione data dal Prefetto di Bari il 4/1/1914). E’ pertanto evidente che la domanda di Gaetano De Nittis è infondata, oltre che per la predetta estinzione per prescrizione del suo diritto di accettare l’eredità di Giacomo De Nittis, anche per l’usucapione verificatasi rispetto ai beni in contestazione, a favore del Comune di Barletta poiché questi ha ininterrottamente posseduto tali beni sin dal 1914: senza considerare che al predetto lungo periodo del possesso dovrebbe anche sommarsi quello della dante causa del Comune di Barletta e cioè della Léontine Lucile Gruvelle. Dalle considerazioni che precedono risulta l’evidente infondatezza della pretesa di Gaetano De Nittis e pertanto l’appellata sentenza va confermata”.
Verdetto conclusivo: “In nome del Popolo Italiano. La Corte pronunziando sull’appello proposto con atto dell’11 marzo 1970 da Gaetano De Nittis nei confronti del Comune di Barletta avverso la sentenza emessa tra le stesse parti dal Tribunale di Trani il 30/12/1969 – 29/1/1970, rigetta l’appello di Gaetano De Nitts e condanna lo stesso a pagare al Comune di Barletta anche le spese processuali di questo grado, liquidate in 1.091.325 lire, in esse comprese 700.000 lire per onorari di avvocato”