La protesta degli agricoltori barlettani non accenna a fermarsi. Sempre più motivati e consapevoli, a oltre dieci giorni dalla prima manifestazione, lavoratori e produttori del settore tornano in piazza contro le politiche europee, chiedendo alle istituzioni interventi rapidi per il comparto in crisi.
Dopo il mancato incontro con il governatore Michele Emiliano e i rappresentanti della Regione, quest’oggi una nuova azione di protesta ha coinvolto la città di Barletta. A partire dalle ore 15:00, un presidio fisso di trattori e mezzi agricoli ha stazionato pacificamente in piazza Aldo Moro. La manifestazione è poi proseguita a piedi: un lungo corteo di agricoltori, partito da via Baccarini, ha percorso le strade principali della città per poi confluire nuovamente in piazza Moro. “Le motivazioni alla base della nostra protesta sono sempre le stesse, non sono cambiate perché purtroppo finora non abbiamo ricevuto alcuna risposta” – ha dichiarato Ruggiero Tanzi, responsabile del gruppo «Liberi agricoltori barlettani».
“La manifestazione del 23 febbraio a Bari è andata malissimo – spiega Riccardo Roggio, anch’egli tra gli organizzatori della protesta. “Abbiamo raggiunto la presidenza della Regione Puglia, ma non siamo stati ricevuti da nessuno. Avevamo altre aspettative per quell’incontro e purtroppo ci siamo resi conto che la politica, che dovrebbe tutelarci, non è affatto presente.”
Nella mattinata di domani 27 febbraio la protesta arriverà ancora una volta nel capoluogo pugliese. A bordo di diversi autobus, migliaia di agricoltori provenienti da tutta la regione raggiungeranno la sede del Consiglio Regionale della Puglia, situato in via Gentile a Bari. L’obiettivo è quello di ottenere un confronto, chiesto a gran voce ma non ancora arrivato, con i vertici della Regione. “Domani ci aspettiamo che almeno il presidente della Regione Michele Emiliano e l’Assessore all’ Agricoltura Pentassuglia siano disposti ad ascoltare le nostre problematiche, che sono diventate tantissime”– spiegano Tanzi e Roggio. “Siamo molto motivati. Noi agricoltori siamo abituati a non fermarci quando siamo stanchi, ma a farlo solo quando abbiamo terminato il nostro lavoro. Per questo non demordiamo e continuiamo ad andare avanti per la nostra strada” – hanno concluso.
