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AIDS: cos’è, come si contrae e come proteggersi

La Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (Acquired Immune Deficiency Syndrome) è la fase terminale dell’infezione causata dal Virus dell’Immunodeficienza Acquisita (in inglese HIV). Questa sindrome è definita da immunodeficienza poiché il virus attacca i globuli bianchi (precisamente i linfociti) responsabili della risposta immunitaria dell’organismo.

Il sistema immunitario è composto da organi e cellule ed è deputato alla difesa del nostro corpo da infezioni di agenti esterni (virus, batteri, funghi) o agenti interni (per es. cellule tumorali). L’infezione da HIV provoca, quindi, un indebolimento progressivo del sistema immunitario (immunodepressione), aumentando il rischio di tumori e di infezioni da parte di molti germi.

I numeri dell’HIV sono spaventosi, si stima che nel mondo (dati Istituto Superiore di Sanità del 2021) 38,4 milioni di persone vivono con l’infezione da HIV, 36,7 milioni sono adulti e 1,7 milioni sono bambini con meno di 15 anni. Il 54% dei casi riguarda la popolazione femminile e circa 5,9 milioni di persone non conoscono la loro positività all’HIV. In Italia (dati I.S.S. del 2022) si contano 1.888 nuove diagnosi di infezione da HIV, la fascia di età più frequente è tra i 30- 39 anni, la via di trasmissione più frequente è quella sessuale. Le altre vie di trasmissione sono quella materno-fetale (quindi in gravidanza, da mamma a figlio) e tramite sangue.

La trasmissione per via ematica è stata la più frequente negli anni ’80, quando la malattia non era ancora stata descritta, trasmessa con trasfusioni di sangue infetto e scambio di siringhe infette (o aghi o altro materiale contaminato) tra soggetti dipendenti da droghe per via iniettiva. Gli aghi usati possono essere veicolo di trasmissione dell’HIV, per questo motivo è indispensabile l’utilizzo di aghi sterili monouso anche per le pratiche di agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing; senza dimenticare che gli stessi possono essere veicolo anche di infezione da virus epatite B e C. La trasmissione da mamma a figlio può avvenire durante la gravidanza, il parto o l’allattamento. Al giorno d’oggi la percentuale di trasmissione materno-fetale con l’uso di una terapia medica mirata e approvata, è inferiore al 2%, rispetto al 20% dei casi non trattati. La terapia si somministra alla mamma e anche al neonato per le prime sei settimane di vita. E, purtroppo, la via di trasmissione più frequente al mondo è quella sessuale.

I rapporti sessuali, sia di tipo eterosessuale che omosessuale, non protetti dal preservativo, possono essere causa di trasmissione dell’infezione. La trasmissione avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, liquido pre-eiaculatorio, sperma, sangue) e le mucose. La trasmissione è possibile anche se le mucose sono apparentemente integre. Piccole lesioni o infiammazioni (anche se non visibili) causate da infezioni del tratto genitale e tutte le pratiche sessuali che provocano lesioni delle mucose genitali comportano un aumento del rischio di trasmettere e/o acquisire l’HIV. È opportuno sottolineare che i rapporti sessuali non protetti possono veicolare non solo l’HIV, ma anche più di 30 malattie sessualmente trasmissibili.

È evidente che non esistono categorie a rischio ma solamente comportamenti che sono a rischio di trasmettere/acquisire l’infezione (per. es, i rapporti sessuali non protetti o lo scambio di materiale per sostanze di abuso).

Il coito interrotto non protegge dall’HIV, così come l’uso della pillola anticoncezionale, del diaframma e della spirale. Il virus non si trasmette con strette di mano, baci, saliva, morsi, tosse, lacrime, sudore, muco, urina e feci, condivisone di biancheria da letto, posate, bicchieri, né tanto meno frequentando palestre, docce, saune, mezzi pubblici, scuole, cinema e bar. Nel momento in cui un soggetto entra in contatto con il virus e si infetta, diventa sieropositiva al test dell’HIV, ciò significa che l’infezione è in atto e si può trasmettere la malattia. Esiste un periodo detto “periodo finestra”, dalla durata di qualche settimana, in cui il soggetto è infetto ma il test risulta ancora negativo, in questo lasso di tempo pur avendo un test negativo si può trasmettere il virus e infettare altre persone.

Si può vivere per anni senza aver sintomo di malattia; tuttavia, il test è positivo anche in assenza di sintomi, pertanto il test su sangue per la ricerca dell’HIV è l’unico modo per monitorarsi, scoprire l’infezione e non trasmetterla. Come già detto si può essere asintomatici per anni, fino a quando non insorgono delle malattie dette “indicative di AIDS”, sono infezioni sostenute da germi definiti “opportunisti”, che normalmente non attaccano persone sane, ma solo soggetti con un sistema immunitario fortemente compromesso.

Tra le malattie indicative di AIDS rientrano una forma di polmonite da pneumocisti, infezione da virus Herpes, Candida di bocca, esofago e polmone, la toxoplasmosi, alcuni tumori quali linfomi e sarcoma di Kaposi. La battaglia più grande da affrontare è quella di evitare i comportamenti che mettono a rischio di infezione; informarsi sull’uso di aghi sterili monouso durante un tatuaggio o un piercing, evitare lo scambio di siringhe. L’educazione sessuale è la strada giusta per abbattere il numero di infetti e di malati, evitare comportamenti a rischio ed utilizzare il preservativo in modo corretto. L’uso del preservativo protegge dal rischio di infezione durante ogni tipo di rapporto sessuale ed è l’unica reale barriera per difendersi dall’HIV. Non vanno usati lubrificanti oleosi perché potrebbero provocarne la rottura; inoltre è necessario usare il preservativo dall’inizio di ogni rapporto sessuale (vaginale, anale, orogenitale) e per tutta la sua durata. Anche un solo rapporto sessuale non protetto potrebbe essere causa di contagio.

La terapia medica si basa sull’uso di farmaci detti antiretrovirali poiché impediscono al virus di replicarsi ed infettare altri linfociti. Ad oggi si utilizza una combinazione di diversi farmaci antiretrovirali, che non guariscono dall’infezione ma la tengono sotto controllo, tanto da garantire ai soggetti sieropositivi una aspettativa di vita analoga a quella di un soggetto non infetto. Sono in corso sperimentazioni nuovi farmaci e anche di un vaccino.

Tutelatevi, e non mettetevi in situazioni a rischio o pericolose.

Con affetto

Dr.ssa Francesca Palmitessa

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