Non si è ancora spenta l’ammuina trasversale di partiti e gruppi consiliari a Barletta circa il cosiddetto mancato aumento della tassa sui rifiuti solidi urbani, ma non si può fare a meno di osservare con grande stupore e sconcerto il perdurante silenzio di questi partiti stessi partiti e gruppi consiliari sia di maggioranza che di opposizione sul progetto di ampliamento della discarica Daisy in contrada San Procopio.
La conferenza di servizi per esprimersi in merito è stata convocata dalla Provincia di Barletta, Andria, Trani per martedì 9 luglio, alle ore 10. La Provincia è presieduta dall’avv. Bernardo Lodispoto, la riunione è stata indetta dal dirigente ad acta, ing. Lorenzo Fruscio.
L’Amministrazione comunale di Barletta si è espressa in senso contrario al beffardo progetto nelle scorse settimane e non sarebbe male se faccia conoscere nuovamente le ragioni del suo no.
Ma partiti e gruppi consiliari, tutti, tacciono, contenti e soddisfatti evidentemente per aver suonato le trombe del mancato aumento della Tari. Sono soddisfazioni….
Eppure le cifre del progettato ampliamento sono notevoli e preoccupanti: le tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi che potranno essere stoccate nella cava dismessa nell’agro barlettano saranno pari a 563.000 su un’area di 46.500 metri quadrati. Ancora: stiamo parlando del deposito di 600 tonnellate di rifiuti al giorno, anziché 374 tonnellate, come avviene adesso. Per di più, già dieci anni fa il primo nucleo della discarica non avrebbe dovuto essere autrorizzato e iniziare ad essere operativo. Per tre ragioni.
Eccole: la vicinanza con un’altra discarica in contrada di San Procopio, all’epoca dismessa ma non ancora messa in sicurezza; la mancata previsione nel 2014 del nuovo sito nel Piano regionale dei rifiuti; la distanza inferiore agli 800 metri dal borgo rurale di Montaltino, al contrario di quanto previsto dalla normativa regionale.
Questa vicenda è particolarmente significativa anche dal punto di vista economico: nel 2021 la società Daisy srl ha fatto segnare un fatturato di 4 milioni 846 mila euro per un utile di 1 milione 24 mila euro, 3 gli addetti impiegati. Un bell’affare, insomma, per i privati. Per la collettività, niente affatto.
Alessandro Zagaria-Collettivo EXIT