Concentrata, assorta, silenziosa, dinamica, volto senza sorriso che esprime però serenità, soddisfazione e voglia di svolgere bene le mansioni, Angela, diciotto anni, si muove agevolmente tra i tavoli del bar Kaffedie a Barletta.
«E’ iscritta al quinto anno del settore moda – dichiara la prof.ssa Antonella Ruggiero, docente di sostegno all’Archimede – ha seguito una programmazione differenziata sin dal primo anno, quando mi è stata affidata». Nel settore moda, dove si realizzano numerosi progetti che oltre impegnare la manualità prevedono approcci a particolari dispositivi e attrezzature computerizzate, assieme alla sua classe Angela partecipa ad alcune attività, ma non è possibile andare oltre quando l’approccio didattico richiede prestazioni un tantino più complesse: «Ecco perché – precisa la professoressa – per Angela si è trattato di individuare, come nel caso del bar, attività che richiedono operazioni semplici. Inserirla in un’azienda operante nell’ambito della moda, a causa delle prestazioni richieste, sarebbe stato più problematico. Ragione per cui, anche se per i ragazzi con disabilità che seguono una programmazione differenziata il PCTO può essere svolto con modalità diverse e non necessariamente in azienda, ho ritenuto che lei la facesse ugualmente, ma in un bar, al fine di potere ottenere, come l’esperienza sta dimostrando, risultati promettenti al fine di fare emergere possibilità e competenze latenti».
Il progetto di alternanza è cominciato nel mese di marzo, soltanto due giorni, il martedì e il mercoledì, due ore per volta, sempre con la presenza della docente, e si è concluso il 30 aprile.
«Due giornate per due ore a volta non è molto – aggiunge Antonella Ruggiero – ma è sufficiente. Nel momento in cui viene stimolata e le si dice di svolgere un compito, lei lo fa, come si vede. Va ringraziato il titolare del bar, Claudio Rutigliano, che, dotato di grande sensibilità, ha accolto la proposta di realizzare il progetto nel suo esercizio affiancando Angela nel suo percorso. Gratitudine va espressa alle ragazze che vi lavorano perché seguono Angela, parlandole, dandole indicazioni, invitandola a svolgere compiti. Le hanno spiegato che la prima cosa che si fa è igienizzare i tavoli e le sedie, un’attività che ha svolto anche a scuola nel laboratorio di cucina. Poi, quando arriva il cliente, ha imparato a portare il bicchiere d’acqua sul vassoio. Insomma, ora Angela, svolge una serie di operazioni in autonomia, come sparecchiare e pulire il tavolo e altro che si svolge in un bar».
Al cronista poi, durante il colloquio, non è sfuggito il volto illuminato di gioia commista a meraviglia della docente: «Vedi, che bello – ha detto con lo sguardo verso Angela – ora è alla macchina, si appresta a fare il caffè!». Ma la conversazione continua, non si ferma qui dinanzi a questa scena carica di speranza!
«Ho seguito Angela per cinque anni – continua la professoressa – si avvicina la sua uscita dalla scuola. E mi chiedo che cosa sarà di lei dopo. La speranza è che la famiglia sappia porsi in continuità con quanto fatto dalla scuola e raggiungere ulteriori risultati verso l’autonomia di lei e, direi, di tutti i ragazzi con questi ed altri problemi, e nella ricerca di un lavoro. Quando ho la possibilità, volentieri racconto questa storia riuscita, grazie alla collaborazione della scuola e del mondo del lavoro. Ma si deve fare ancora tanto perché sempre più imprenditori si facciano avanti nell’accoglienza di queste ragazze e ragazzi, nel rendersi disponibili a farli crescere, con le dovute attenzioni, nel campo del lavoro che rappresenta una vera e propria ancora di salvezza nei tempi medio lunghi. L’obiettivo è farli sentire persone, come gli altri, far acquisire competenze e autonomie per la realizzazione del loro progetto di vita, per quanto possibile.
Non vorrei che essi passino la giornata soltanto in luoghi di intrattenimento, pur importanti e di grande pregio, ma che non rappresentano la soluzione ideale soprattutto per i soggetti che hanno capacità nascoste che vanno stimolate e fatte emergere attraverso un lavoro diuturno di accoglienza e di prossimità, di empatia».