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Antigone Opera Rock: orgoglio e gioventù

La rappresentazione teatrale chiude il cerchio al Teatro Curci

Cinque lampadari di cristallo calati giù dal soffitto, urla disumane, flash, suoni tribali, musica elettronica, giochi intensi di luci, la presenza fissa e spettrale di una musicista sul palco e momenti psichedelici: questa la scenografia scelta per “Antigone Opera Rock”, spettacolo andato in scena ieri sera presso il Teatro Curci di Barletta.
Obiettivo della rappresentazione teatrale è la diffusione dei risultati del progetto Hermes, co-finanziato dal Programma Interreg V-A Greece Italy 2014 – 2020.

A prima vista si potrebbe pensare che Antigone sia salita a bordo della DeLorean-macchina del tempo di Back to the Future, finendo in qualche bizzarro universo parallelo distopico.

In effetti, l’opera presentata al Teatro Curci dal Teatro Pubblico Pugliese in collaborazione col Comune è la versione rivisitata in chiave contemporanea dell’opera di Jean Anouilh, a sua volta ispirata dall’omonima tragedia greca di Sofocle.

Il dramma è così strutturato: Antigone, figlia di Edipo, decide di dar giusta sepoltura a suo fratello Polinice, cosa vietata dalle leggi di Creonte, re di Tebe, poiché il giovane era deceduto assalendo la città. Il decreto emanato dal re prevedeva anche la pena di morte a chiunque cercasse di dar onori funebri a Polinice. Antigone era promessa in sposa di Emone, figlio di Creonte, e alla scoperta delle sue gesta fuorilegge, il re sceglie di risparmiale la vita. Lei, però, si era già assunta interamente la colpa-il merito delle sue azioni, finendo per togliersi la vita impiccandosi. Anche Emone va incontro alla morte, non potendo sopportare il dolore della perdita dell’amata.

Alla regia Enzo Toma, in scena: Caterina Petrarulo in Antigone, Giorgio Consoli in Emone e Ismene, Franco Ferrante in Creonte e la Nutrice, la musicista Roberta Russo, in arte Kyotolp. I movimenti di scena sono curati da Elisa Barucchieri, le musiche originali sono state coordinate da Reverendo, il light design da Carlo Pastore.

La reinterpretazione non aspetta a presentarsi e per i più conservatori alcune scelte potrebbero sembrare a dir poco azzardate: due uomini interpretano sia ruoli maschili che ruoli femminili, con costumi che prevedono bustini, scarpe col tacco e gonne. Giudizi a parte, la libertà artistica e sociale è sicuramente coerente all’opera.

Il contesto muta, le dinamiche restano le stesse, costruite così brillantemente da reggere il palco nonostante gli innumerevoli cambi generazionali dalla loro stesura originale.
La lotta tra ciò che è canonicamente giusto e ciò che è giusto per sé stessi è la sottotrama della tragedia, arricchita dalla costante svalutazione della facoltà di pensiero della protagonista, ritenuta troppo piccola, troppo ingenua, troppo audace e troppo ribelle.

I vent’anni sono l’eclissi dell’adolescenza e sono difficili anche per l’Antigone “versione rock”, col pixie cut e il cappotto di pelle alla Matrix, che mescola preoccupazioni, onore, dramma e determinazione in un cocktail per lei volutamente fatale.
Io non voglio comprendere, comprenderò quando divento vecchia, se divento vecchia!” urla la figlia di Edipo, nei suoi mille tentativi di rimarcare la validità della sua intenzione.
Mi ami come una donna?” chiede poi a Emone, esternando in quel momento il suo timore di non essere riconosciuta come “abbastanza grande” neanche dal suo amato.
Se l’antagonista della storia è la legge, Creonte, dal canto suo, può essere descritto come l’antitesi della ragazza.
Figura complessa anch’egli, uomo incerto, consumato dai sensi di colpa e maniaco del controllo, vive lo stesso ardente enigma di Ponzio Pilato: “far uccidere qualcuno perché la folla lo chiede?”.
Indipendentemente dalle sue decisioni e dal suo rimorso però, la storia è già scritta.
Antigone muore come ha desiderato, Creonte condanna a morte il traditore, Emone preferisce la morte a una vita vuota.
Tutti vincono, tutti perdono.
“Amor ordinem nescit – l’amore non conosce ordine”, più volte urlata dal tempestoso coro musicale, riesce magistralmente a riassumere la tragedia.
Applicazione suggestiva di un famoso aforisma latino, che dimostra ancora una volta il suo eterno messaggio.

Social addict e fotoreporter di BarlettaWeb24, il primo quotidiano on line del gruppo, giovane e innovativo, si pone l’obiettivo di coinvolgere i lettori e renderli attivi e partecipi sul proprio territorio, attraverso notizie costantemente aggiornate e approfondite.

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