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“Azadi”, Alessia Piperno e il suo grido di libertà

L'autrice, prigioniera in Iran nel 2022, ha presentato il suo libro a Barletta

Quarantacinque interminabili giorni trascorsi in “un angolo d’inferno”, il carcere di Evin a Teheran.
È la storia di Alessia Piperno, la travel blogger romana arrestata in Iran nel 2022 che ha scelto di raccontare le sue memorie di prigionia in un libro dal titolo eloquente: “Azadi!”, che in farsi vuol dire “libertà.
Il suo “diario di viaggio” è stato presentato ieri sera a Barletta, nella suggestiva cornice di Palazzo Corsi in corso Garibaldi. A circa un anno dalla sua liberazione, Alessia ha incontrato i lettori per parlare con loro delle sue tante vite: i viaggi on the road, l’atroce esperienza nella più temuta prigione dell’Iran, il ritorno in Italia e la voglia di dare voce alle donne iraniane e alla loro lotta per la libertà.

Il salone di Palazzo Corsi è gremito di gente, le sedie non bastano per tutti e tanti rimangono in piedi. Ammirati ed in primissima fila, ci sono anche gli studenti della Scuola Media Ettore Fieramosca. Ad accompagnare l’autrice nell’emozionante racconto della sua vicenda, le Avv.sse Rosanna Fiorella e Grazia Corcella, in rappresentanza del “Centro per la Famiglia di Barletta”.

È settembre del 2022 ed Alessia, appassionata di viaggi, sta visitando Teheran quando iniziano le proteste per la morte di Mahsa Amini, la ragazza curda uccisa dalla polizia morale per una ciocca di capelli sfuggita dall’hijab.
L’Iran scende in piazza, le donne si tagliano i capelli ed alcune danno fuoco ai loro veli. Alessia non partecipa alle manifestazioni: “anche se quella vicenda mi aveva molto scossa, non sono stata coraggiosa come le donne e gli uomini iraniani, pronti a sacrificare la loro vita per il paese. È stata la dimostrazione di coraggio più grande che abbia mai visto” – racconta.
Durante i tentativi del regime di reprimere la rivolta a colpi di fucile, Alessia viene però incarcerata, senza motivo, e rinchiusa nella sezione 209 del carcere di Evin.“Il settore 209 è quello degli oppositori politici e viene anche chiamato Università di Evin” – spiega. “All’interno sono rinchiusi scrittori, poeti, cantanti, persone che utilizzano la loro penna e la loro voce per rivendicare la libertà”.

In quella prigione disumana Alessia ci resta a lungo, abbastanza per non riuscire più a dimenticare quell’orrore. Dormiva per terra, non aveva possibilità di lavarsi, beveva acqua non potabile ed era costretta ad assumere psicofarmaci. Urlava e batteva i pugni sulla porta perché le permettessero di chiamare la sua famiglia. Eppure non si è mai arresa, non ha mai smesso di protestare e di chiedere a gran voce i suoi diritti, insieme alle sue compagne di cella. Ed è proprio a loro che Alessia continua a pensare, anche dopo la sua liberazione, avvenuta il 10 novembre del 2022.

“Un tempo pensavo che essere liberi significasse non avere vincoli e poter viaggiare per il mondo. Dopo tutta questa storia la mia concezione di libertà è molto cambiata. Adesso per me la libertà è questo momento: essere qui, con i capelli sciolti, a parlare di diritti in una sala in cui uomini e donne sono seduti uno accanto all’altro. In Iran, ma anche in altri paesi, tutto questo non è possibile.”
Alessia è convinta che la sua prigionia, seppur atroce ed assurda, sia servita a qualcosa. La sua missione, che traspare da ogni pagina del suo libro, è quella di raccontare al mondo la storia di un paese oppresso dal regime ma che non arresta la sua battaglia. A chi le chiede cosa può fare l’Occidente per la situazione disperata in Iran, risponde che accoglienza e ospitalità potrebbero essere una buona partenza. Finché in altri paesi del mondo continueranno ad essere negati diritti umani fondamentali, né Alessia né nessun altro potrà dirsi veramente libero.

 

Articolista di barlettaweb24, il primo quotidiano on line del gruppo, giovane e innovativo, si pone l’obiettivo di coinvolgere i lettori e renderli attivi e partecipi sul proprio territorio, attraverso notizie costantemente aggiornate e approfondite.

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