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Procura, Finanza e Agenzia delle Entrate recuperano 2,5 milioni di crediti inesistenti

L’operazione sui crediti fittizi relativi all'agevolazione sulla Formazione 4.0 nella Bat è stata illustrata nella sede del comando provinciale della Guardia di Finanza a Barletta

Questa mattina 1 marzo, nella sede del comando provinciale della Guardia di Finanza a Barletta è stata resa nota un’operazione coordinata tra la Guardia di Finanza, la Procura della Repubblica e gli uffici dell’Agenzia delle Entrate riguardante il contrasto dell’utilizzo illecito dei crediti d’imposta.

Quasi 1 milione di euro è già rientrato nelle casse dello Stato, a seguito di riversamento di crediti di imposta inesistenti, relativi all’agevolazione Formazione 4.0, restituiti nel corso del 2023 da imprese della provincia di Barletta-Andria-Trani.

L’obiettivo è ambizioso: riportare nelle casse dello Stato il 100% del credito utilizzato ma non spettante. La contestazione complessiva al momento raggiunge i 2.5 milioni di euro; ma si tratta di cifre che potrebbero incrementarsi, alla luce dei controlli in essere, volti ad intercettare ulteriori compensazioni.

La restituzione delle somme, compensate in assenza del presupposto di spettanza del credito, è stata effettuata in base a quanto previsto dall’art. 1, cc. 174-178 L. 197I2022, a seguito di impulso derivante dall’iniziativa congiunta della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle entrate, nell’ambito del tavolo di coordinamento istituito presso la Procura della Repubblica di Trani, denominato “Polo Tutela Penale delle Entrate” e finalizzato alla tutela del gestito fiscale mediante un’azione sinergica di analisi, selezione e intervento.

Il riversamento dei crediti inesistenti non estingue il reato, ma si iscrive nel contesto delle azíoni “ripristinatorie”, da affiancare alla repressione penale, che sono al centro dell’attività della Procura della Repubblica di Trani, sul fronte del contrasto alle frodi tributarie.

Il procuratore capo di Trani, Renato Nitti, è il promotore del meccanismo virtuoso che sta dietro a questo risultato: “La vocazione repressiva dell’azione penale non restituisce, da sola, alla collettività il valore sottratto da chi mette in atto una frode. Per questo motivo, negli ultimi tre anni abbiamo impostato un metodo di lavoro basato sullo scambio di informazioni e sul coordinamento con gli enti preposti al governo delle entrate pubbliche, schierando al loro fianco della Guardia di Finanza, in veste di polizia giudiziaria. L’obiettivo è quello di ottenere l’emersione tempestiva delle frodi, attraverso la constatazione in tempo reale del reato di compensazione inesistente, Come in questo caso. Accade, infatti, che la percezione dell’immediatezza della risposta dell’apparato repressivo si abbina alla possibilità di recuperare effettivamente le somme, quando è trascorso un tempo minimo alla commissione del fatto. In questo caso, l’intervento della polizia giudiziaria ha generato addirittura, l’attivazione autonoma dei soggetti interessati, che hanno provveduto al riversamento, prima che intervenissero le misure cautelari.”

Il lavoro impostato a Trani si colloca nel solco dell’orientamento della giurisprudenza penale più recente, inteso a valorizzare il pagamento delle imposte dovute alla restituzione dei crediti fruiti senza presupposto, quale soluzione di maggiore garanzia dell’interesse pubblico, in presenza di condotte pur penalmente rilevanti.

Il versamento effettuato direttamente dal contribuente attinto dalle indagini penali, infine migliora anche il livello di efficacia dell’azione amministrativa, perché evita l’attivazione della riscossione forzosa, con tempi dilatati ai fini della concreta acquisizione delle somme al bilancio dello Stato; in tale ambito la Guardia di Finanza, in sinergia con l’Agenzia delle Entrate contrasta le frodi in materia di crediti di imposta, al fine di garantire la corretta destinazione delle ingenti risorse pubbliche stanziate per sostenere le famiglie e le imprese.

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