Una bambola nata il 9 marzo 1959, che ha attraversato mode, rivoluzioni e polemiche, senza mai abbandonare le vetrine e i cuori di chi la ama. Barbie non è solo un giocattolo, ma è il riflesso della nostra società. Se oggi potesse parlare, cosa ci direbbe?
“Mi chiamo Barbie, ho 65 anni e ho svolto 200 tipi di lavori diversi. Sono stata nello spazio, ho preparato milkshake e ho diretto anche la mia azienda. Non c’è nulla che io non abbia fatto! Ho indossato la divisa da pompiere, da pilota e da ammiraglio della marina.
Tutti mi conoscono per essere troppo bionda, troppo magra, troppo perfetta e troppo rosa, ma quanti hanno davvero provato a capirmi?
La mia creatrice, Ruth Handler, mi ha plasmata con un obiettivo ben preciso: far comprendere alle bambine di poter essere ambiziose senza vergognarsi, di poter essere belle e femminili senza sentirsi stupide, di poter essere semplicemente loro stesse senza subire il peso delle aspettative.
Il mondo non mi ha subito acclamata, anzi, sono stata fortemente criticata. Certo, di errori ne ho fatti: ho enfatizzato stereotipi di genere, ho banalizzato talvolta la complessità delle donne, ma ho sempre rimediato.
Sono passati 65 anni da quando il mondo mi ha conosciuta e, insieme alla società, anch’io sono cambiata. Ho accolto il concetto di inclusività perché ogni donna doveva potersi rispecchiare in me: sono stata Barbie con la sindrome di Down, ho rappresentato 35 tonalità di pelle, 97 acconciature e 9 tipi di corporature.
Capite ora che non sono solo una bambola? Per le bambine sono un’ispirazione, non solo plastica. Distruggo l’ideale maschilista che la società ha inculcato per troppo tempo, perché nel mio mondo al comando ci sono le donne!
Per qualcuno sarò pura fantasia, solo un mucchio di fronzoli e sciocchezze, ma chi ha un cuore sensibile mi avrà compresa.
Mi chiamo Barbie e oggi festeggio 65 anni. Sono bionda, a volte castana, perfetta nelle mie imperfezioni. Ambiziosa, determinata, amo il lavoro ma anche il divertimento con le amiche. A volte ho la sensazione che il mio essere cambiata, evoluta, crei qualche problema di accettazione in Ken, qualche timore, ma so che è non è un mio limite e ho imparato, con gli anni, l’età e la consapevolezza di me, che questo non potrà mai impedirmi di essere chi sono e chi voglio essere.“