Luca Verdone è stato il protagonista della quarta giornata del South Italy International Film Festival.
Nella mattinata di ieri 20 Maggio, la Sala Rossa del Castello di Barletta ha ospitato il regista romano che ha presentato “Alberto il Grande”, un documentario sulla vita e la carriera di Alberto Sordi realizzato insieme a suo fratello Carlo Verdone.
A moderare l’incontro la giornalista Floriana Tolve. Tra il pubblico in sala presenti anche i ragazzi del Liceo Scientifico Statale C. Cafiero.
Figlio del critico cinematografico Mario Verdone e fratello minore del più celebre Carlo, Luca Verdone nasce e cresce a Roma in una famiglia di artisti, “una famiglia in cui non c’era solo il cinema, ma si respirava anche il teatro, la letteratura e la cultura in generale” – racconta.
Fa il suo esordio come regista cinematografico nel 1986 con il film “7 chili in 7 giorni”, in cui ha diretto suo fratello Carlo Verdone e Renato Pozzetto; realizza numerosi film e documentari tra cui “La commedia all’italiana” e “Il piacere di piacere” ed è anche consulente artistico della Fondazione Museo Alberto Sordi.
Proprio ad Alberto Sordi è dedicato il documentario “Alberto il Grande”, proiettato questa mattina a Barletta. Si tratta di un omaggio che Carlo e Luca Verdone hanno desiderato fare al grande maestro del cinema italiano. Un viaggio nel mondo di Alberto Sordi attraverso alcuni spezzoni dei suoi fortunati film e attraverso le testimonianze di sua sorella Aurelia, di amici, collaboratori e colleghi (tra cui Gigi Proietti, Christian De Sica, Enrico e Carlo Vanzina); ma anche un viaggio alla scoperta dei luoghi simbolo della vita di Sordi e della sua villa di via Druso a Roma.
In occasione della sua presenza al Festival South Italy, abbiamo rivolto a Luca Verdone alcune domande.
Perché ha deciso di dedicare un documentario ad Alberto Sordi?
“In occasione del decennale della scomparsa di Alberto Sordi sono stato contattato dalla Regione Lazio per realizzare un prodotto che ricordasse la figura di Alberto. Ho iniziato subito a lavorare su questo progetto con mio fratello Carlo. Abbiamo ripassato tutti i film di Alberto, abbiamo cercato di ricostruire i tratti salienti della sua carriera e a me è venuta l’idea di fare qualcosa di diverso cioè di raccontare Sordi attraverso la sua casa. In realtà la sua casa era inaccessibile, non riusciva mai ad entrarci nessuno ed infatti, per girare il film, abbiamo chiesto il permesso ad Aurelia Sordi che con grande fiducia decise di darcelo.”
“Alberto il Grande”, un titolo degno dei più illustri imperatori. Come lo ha scelto?
“Come raccontavo prima ai ragazzi presenti in sala, il titolo “Alberto il Grande” è stato scelto da mio fratello Carlo. Lui ha sempre ammirato la grandezza di questo attore, la sua capacità di indossare diverse maschere con estrema facilità e l’ha sempre seguito con affetto, amore e dedizione.
A dire il vero Carlo si ritiene molto diverso da Alberto Sordi e non ama essere definito come il suo erede…Di Alberto ce n’é uno, è inimitabile – mi dice.”
Cosa ha rappresentato per lei Alberto Sordi? Qual è il suo personale ricordo dell’attore?
“Alberto Sordi è stato un personaggio fondamentale, è stato veramente un grande. Ha rappresentato la storia dell’Italia del dopoguerra, del boom economico…un Italia che aveva molto più entusiasmo rispetto ad oggi, aveva voglia di ricostruire il paese e di mettere in campo energie sempre nuove.
Lui aveva un modo di guardare ai difetti degli italiani con benevolenza: è stato lo specchio di tutti i difetti del nostro paese ma ne ha raccontato anche tanti pregi. Per me, in particolare, Alberto Sordi ha rappresentato la gioia di vivere e di condividere con gli amici anche le cose brutte della vita. Con la sua ironia riusciva a tramutare le esperienze negative in positive, facendosene beffe.”
Com’è stata la sua esperienza nella nostra città e la sua partecipazione al South Italy International Film Festival?
“Barletta è una città meravigliosa e ancor di più lo è questo Castello in cui ci troviamo. Per quanto riguarda il Festival ho trovato molto bravi gli organizzatori, in particolare Arcieri. C’è stata passione e dedizione totale. Questo è quello che conta per fare cultura. Questo festival non potrà che avere grande successo.”