“E’ stata finalmente accolta la proposta di far scendere in campo l’esercito per fermare l’invasione di cinghiali che causano incidenti, provocano danni alle coltivazioni e diffondono malattie, una minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale”. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, dopo l’ennesima denuncia del raid di branchi di cinghiali che hanno fatto razzia di 10mila piantine di bietole, prezzemolo e finocchi a Bitonto e Palese, proprio a ridosso della città di Bari.
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha chiesto ristori adeguati per i danni provocati nel vertice con il Governo al quale hanno partecipato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e il ministro della Difesa Guido Crosetto e il Commissario straordinario per l’emergenza Psa, Vincenzo Caputo.
“Con la Puglia invasa da 250mila selvatici non c’è solo la peste dei cinghiali, ma è allarme – aggiunge Coldiretti Puglia – per la sicurezza delle persone in campagna e città con i branchi che si spingono fin dentro i centri urbani, fra macchine in sosta, carrozzine con bambini e anziani che vanno a fare la spesa, con le aree della Murgia barese e tarantina, del Gargano e del subappennino dauno divenute l’eldorado dei cinghiali.
I branchi dei cinghiali – sottolinea la Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale”.
Alla domanda su chi debba risolvere il problema, oltre le metà dei cittadini (53%) è dell’opinione che spetti alle Regioni, mentre per un 25% è compito del Governo e un 22% tocca ai Comuni. In tale scenario anche l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e ridurne del numero di capi per limitare il rischio di diffusione della peste suina africana (psa) che colpisce gli animali ma non l’uomo. La maggioranza dei cittadini considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate, conclude Coldiretti nel sottolineare l’esigenza di interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali a livello nazionale.