“In una città dove il ritardo è ormai una virtù, il Grafico dell’Indignazione con la sua inesorabile ascesa, come se fosse il nuovo barometro di successo per l’amministrazione, approda in qualche modo, in un Consiglio Comunale che definirlo il luogo della rappresentanza della cittadinanza equivarrebbe ad un oltraggio vero e proprio verso i cittadini, per le modalità e soprattutto per i contenuti.
E giovedì 3 ottobre, l’attesissimo appuntamento del Consiglio Comunale si annuncia come un evento di rilevante importanza, ma non perché si spera in una soluzione ai problemi della città, ma perché, con sette punti all’ordine del giorno – cinque dei quali riguardanti i debiti fuori bilancio – è una nuova, ghiotta occasione per vedere il Grafico dell’Indignazione balzare alle stelle.
Barletta potrebbe non essere famosa per molto altro, ma certamente ha saputo rendere l’incapacità gestionale un’opera d’arte.
Tuttavia l’argomento “debiti fuori bilancio”, rilanciato a più riprese dal Comitato della zona 167, ha trovato modo di farsi strada in una discussione che ha avuto i tratti della farsa se non addirittura di un pessimo avanspettacolo a cui i cittadini, basiti, sono stati costretti ad assistere anche attraverso i media.
Basiti nell’ascoltare una giustificazione dei debiti fuori bilancio, rappresentati dal “pontefice” di turno, come diritto dei cittadini a vedersi riconosciuto il ristoro di un danno. Cosa peraltro vera, benchè mancante della rappresentazione dell’origine che ha causato il danno da ristorare. Insomma un tentativo goffo per non ammettere che quando una amministrazione non pianifica, ad esempio, la manutenzione degli alberi a tempo debito e poi l’albero cade e rompe l’auto del cittadino in sosta, l’auto va risarcita con il debito fuori bilancio per mancata pianificazione e manutenzione del verde e quindi per inefficienza nella gestione della cosa pubblica, e così si potrebbero inanellare decine di ulteriori esempi.
In un mondo ideale, la trasparenza sarebbe al centro di ogni dibattito politico. A Barletta, invece, il termine è diventato un sinonimo di “nebbia fitta” anche e soprattutto per questioni politiche o pseudotali dalle quali, ancora una volta, rimarchiamo la nostra distanza siderale. È persino commovente vedere come i cittadini liberi, forse utopisti o sognatori, continuino a credere che le cose possano cambiare. Barletta è una città che, in effetti, meriterebbe di più: più attenzione, più investimenti, più cura. Ma per ottenere tutto questo, servirebbero decisioni coraggiose, una visione per il futuro e, soprattutto, politici disposti a lavorare per il bene comune. Peccato che queste siano qualità rare come un’oasi nel deserto.
Nel frattempo, i cittadini barlettani possono continuare a seguire l’ascesa del Grafico dell’Indignazione, sapendo che ogni nuovo picco non rappresenta solo la loro frustrazione crescente, ma anche un capolavoro di ironia involontaria.
Il vero dramma? Se le cose continueranno così, l’unico cambiamento concreto sarà l’ennesima revisione del grafico… perché, si sa, a Barletta, il progresso si misura solo in promesse non mantenute e indignazione in costante crescita.”
