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Disfida di Barletta, Associazione Brancaleone: “Quando finisce la Disfida, nessuno pensa più a noi”

I costumi, le bandiere, i 13 scudi, le lance, le spade, i destrieri, i francesi, gli italiani… l’elenco potrebbe continuare, ma il riferimento alla famosa e amata Disfida di Barletta è ormai chiaro.

L’atteso evento riesce per qualche giorno a riportare indietro le lancette dei secoli e con sé la cittadinanza, che a sua volta si lascia incantare dalle atmosfere cinquecentesche.

Ogni anno durante e dopo il grande evento ci si congratula con i protagonisti della rievocazione storica e ci si lamenta qua e là per questa o quella mancanza dell’Amministrazione.

Superato settembre, la Città della Disfida pare archiviare l’argomento per ritirarlo in ballo solo in caso di vanto. Gli addobbi vengono riposti in delle scatole dove rimarranno pazientemente in attesa fino all’anno successivo. Purtroppo, però, sembra che lo stesso accada con gli addetti ai lavori.

Ma loro non si possono archiviare, non si possono riporre in delle scatole per essere ripescati all’occorrenza.

L’Associazione storico-culturale ” Brancaleone-Onlus” ha contattato la nostra redazione per esporre un problema preoccupante: la mancanza per loro di un posto in cui allenarsi due volte a settimana.

Non è affatto raro incontrare sbandieratori, spadaccini, figuranti, tamburi, acrobati etc. allenarsi in strada, spesso nei pressi della Lega Navale. È bene sapere che quella non è una qualche sorta di “scelta artistica”, ma una decisione dettata dalla necessità.

Sebbene l’associazione abbia sede in via Capua n 10, quello spazio è infinitamente inadatto a ospitare gli allenamenti degli iscritti, sia per la ridotta grandezza delle stanze, sia per quella dei soffitti che non consentirebbe agli sbandieratori di mettere in pratica quegli spettacoli a cui tanto siamo abituati durante i cortei.

Gli allenamenti vengono dunque svolti su terreni sconnessi, tra il pericolo di auto sfreccianti e pozzanghere, con un elevato rischio di infortuni. Ovviamente, durante l’inverno la condizione diventa ancora più critica e inumana. La nostra redazione ha incontrato i ragazzi del gruppo “Brancaleone” proprio durante un loro tipico allenamento per poter raccontare anche visivamente la loro testimonianza.

Non si parla però di una singola voce di protesta, bensì di un coro: ad accordarsi vi sono anche le voci delle associazioni storiche-culturali de “I Cavalieri del Mito”, “Fieramosca” e “Bardulos”, che quasi all’unisono ribadiscono la problematica.

Ignazio Leone, presidente dell’associazione “Fieramosca” e presente sul posto, ha commentato:Il problema delle strutture è di tutti, non solo il mio. Stiamo cercando di trovare una struttura anche pagando… per andare avanti, per non perdere i nostri ragazzi. Ogni anno siamo sempre punto e a capo, è un problema grave. Questi ragazzi stanno con noi ed imparano qualcosa; con una bandiera, un tamburino o una spada si dedicano e imparano tanto conoscendo luoghi, castelli, storie e culture. Non è sport, ma è comunque bello.”

“Non è giusto che noi veniamo qui ad allenarci. – aggiunge Nicola Filannino, il presidente dell’associazione BrancaleoneNoi vorremmo una struttura al coperto e in sicurezza. Non si può restare qui, assolutamente no.”

“Anche se quest’anno il caldo si sta prolungando un po’ oltre l’estate, stiamo vivendo un periodo di disagio. Parlo per il mio gruppo a nome degli sbandieratori, tamburi e spadaccini, – ha poi spiegato Leonardo Diaferia, viceresponsabile e coreografo degli sbandieratori Brancaleone – noi cerchiamo di esprimerci il più possibile e inventare ogni giorno nuovi spettacoli. Stiamo intraprendendo la strada delle gare per sbandieratori e musici, ma noi non avendo una base solida e non potendoci allenare come dovremmo non riusciamo ad andare avanti. Siamo ben limitati.”

La poca attenzione agli spazi concessi a queste associazioni comporta un calo degli iscritti che col tempo potrebbe diventare catastrofico.

Ad argomentare ciò vi è Flora Binetti, madre di una spadaccina iscritta all’associazione “Brancaleone”: “Molti genitori non sono propensi a far sì che i figli possano incorrere in rischi. Quello che si chiede all’amministrazione comunale è una cosa sacrosanta: poter dare la possibilità ai ragazzi di allenarsi in sicurezza e far sì che queste attività si possano protrarre anche nel tempo. I ragazzi stanno crescendo e in questo modo si darà la possibilità a questa attività di andare avanti.”

Il cavillo amministrativo è tutto raccolto nella natura stessa delle associazioni che sono appunto “storiche-culturali”. Queste, a differenza di quelle “sportive”, non hanno diritto alla concessione obbligatoria di palestre da parte del Comune. Nonostante la mancanza di un obbligo formale, l’intervento sarebbe però già fortemente motivato da un certo obbligo morale nei confronti di quei pochi che portano avanti le tradizioni storiche della città.

Non bisogna dimenticare che, sebbene a muovere i fili dell’organizzazione vi sia qualcun altro, a portare invece nelle strade la Disfida sono proprio loro, giovani e adulti che per passione sopportano condizioni estreme e indecenti, che ciclicamente rivivono le stesse lodi, le stesse promesse e nuovamente gli stessi sforzi.

Social addict e fotoreporter di BarlettaWeb24, il primo quotidiano on line del gruppo, giovane e innovativo, si pone l’obiettivo di coinvolgere i lettori e renderli attivi e partecipi sul proprio territorio, attraverso notizie costantemente aggiornate e approfondite.

1 commento

  1. Spero che l’amministrazione comunale di Barletta ci dia una mano a fare crescere le associazioni storico culturali il quale loro riescono a intrattenere ragazzi e ragazze di tutte le età, imparare diverse discipline e socializzare con altri ragazzi come loro.
    Non devono ogni volta chiedere favori x avere un luogo al coperto x allenarsi e dare un “Regalino” x chi ci viene ad aprire e chiudere la struttura …Vi ringrazio anticipatamente del Vostro buon Cuore

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