I disturbi del comportamento alimentare includono i disturbi persistenti dell’alimentazione (o del comportamento relativo all’alimentazione) che altera il consumo o l’assorbimento del cibo e che interferisce con la qualità di vita, che ostacola la salute fisica e psicologica.
Tra i disturbi del comportamento alimentare rientrano: anoressia nervosa, disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, disturbo da alimentazione incontrollata, bulimia nervosa.
Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo è caratterizzato dall’evitamento del cibo (o dalla limitazione dell’assunzione di cibo) che si manifesta in una significativa perdita di peso, in carenza nutrizionale, e in grave disturbo del funzionamento psicosociale. In questo disturbo manca la preoccupazione per la forma del corpo o per il peso.
Il disturbo da alimentazione incontrollata è invece caratterizzato da episodi ricorrenti in cui le persone consumano grandi quantità di cibo e si sentono come se avessero perso il controllo. Gli episodi non sono seguiti da comportamenti compensatori inadeguati (p. es., il vomito autoindotto).
L’anoressia nervosa è il disturbo da comportamento alimentare più frequente tra le ragazze in età adolescenziale e in giovani adulte, raramente insorge dopo i 40 anni; spesso è presente un disturbo d’ansia (legato al peso/o alle relazioni sociali) o più spesso depressione. L’anoressia nervosa è caratterizzata da una incessante ricerca di magrezza, da una paura patologica dell’obesità, da una distorta immagine corporea e da una restrizione dell’introito di cibo con conseguente dimagrimento e perdita di peso.
Si parla di anoressia nervosa di tipo restrittivo quando i soggetti limitano l’assunzione di cibo e non mettono in atto abbuffate o condotte eliminatorie e fanno eccessiva attività fisica; invece, nell’anoressia nervosa che alterna abbuffate/condotte di eliminazione, i soggetti si abbuffano regolarmente per poi procurarsi vomito, assumere lassativi o diuretici.
Nella bulimia nervosa episodi ricorrenti di abbuffate sono seguiti da una condotta di compensazione inappropriata, quali purghe (vomito autoindotto, lassativi o abuso di diuretici), digiuno o esercizio fisico; questi episodi si verificano, in media, almeno 1 volta/settimana per 3 mesi; a differenza di quanto accade nell’anoressia nervosa, i pazienti con bulimia nervosa hanno un peso normale o sono sovrappeso.
L’ abbuffata in questi disturbi consiste in un rapido consumo di una quantità di cibo decisamente maggiore rispetto a quanto servirebbe per saziarsi, a cui seguono comportamenti compensativi: vomito autoindotto, uso di lassativi o diuretici, esercizio fisico; durante le abbuffate tendono a consumare alimenti dolci, ipercalorici (p. es., gelati, torte). Le abbuffate tendono a essere episodiche, sono spesso innescate da stress psicosociali, possono verificarsi anche numerose volte durante la giornata e vengono di solito compiute di nascosto.
I segni e sintomi visibili sono legati proprio all’eccesso di comportamenti compensativi: gonfiore e ingrossamento delle parotidi (le ghiandole salivari), cicatrici sul dorso della mano (per aver ripetutamente indotto il vomito usando le dita), erosione dentale (il vomito ripetuto danneggia lo smalto).
La diagnosi è clinica, la terapia è la cognitivo-comportamentale e talvolta con farmaci (gli inibitori della ricaptazione della serotonina). I pazienti affetti da bulimia nervosa tendono ad essere più consapevoli della loro situazione, hanno rimorsi e sensi di colpa e sono più accessibili al dialogo e all’accettazione del disturbo, a differenza dei pazienti con anoressia nervosa che sono meno accessibili e spesso quando si interviene è tardi poiché l’eccessiva magrezza ha ormai compromesso l’organismo, interferendo in primis con il sistema endocrino.
La mancanza di assunzione di cibo porta pressione bassa, stanchezza, irrequietezza, dolori muscolari e ossei, alterazioni del ciclo mestruale fino alla cessazione del ciclo, la densità ossea diminuisce, le alterazioni elettrolitiche (di sodio e potassio conseguenti ai lassativi o al vomito persistente) possono causare aritmie cardiache, frequentemente sono presenti meteorismo, dolori addominali e stipsi. Pur essendo sottopeso, le pazienti sono costantemente preoccupate di prendere peso, di non allenarsi abbastanza (ne consegue eccessivo allenamento) e qualsiasi aumento di peso è visto con un fallimento inaccettabile; la preoccupazione e l’ansia per l’incremento di peso aumentano anche se sopravviene il deperimento. I criteri clinici della diagnosi dell’anoressia nervosa comprendono: limitazione dell’assunzione di cibo con conseguente significativo basso peso corporeo, paura dell’eccessivo aumento di peso o dell’obesità, disturbi dell’immagine corporea (errata percezione del peso corporeo e/o dell’aspetto) o negazione della gravità della malattia.
Il trattamento dell’anoressia nervosa può prevedere un breve ricovero per il recupero del peso corporeo, la supplementazione nutrizionale, la psicoterapia cognitivo-comportamentale individuale e trattamenti familiari, a volte farmaci (antipsicotici di seconda generazione). Tutti questi disturbi sono caratterizzati da un rapporto conflittuale con il proprio corpo, con l’immagine che abbiamo di noi stessi quando la rapportiamo all’immagine di “perfezione fisica” che il mondo ci prospetta, ma evidenziano anche la difficoltà di gestione del rapporto con il cibo e dell’assenza di una educazione alimentare. L’ossessione del raggiungimento di una determinata forma fisica, pensando che smettere di mangiare o seguire diete auto prescritte sia la soluzione al problema “forma fisica” è la base per lo sviluppo di questi disturbi.
Con affetto
Dr.ssa Francesca Palmitessa