Le ciabatte infradito sono la scarpa estiva per eccellenza a cui è impossibile rinunciare. Rimandano ai look più nostalgici degli anni Novanta, ma le nuove interpretazioni hanno un tocco contemporaneo che le rende l’accessorio più intrigante dell’estate.
La scarpa dal sapore vacanziero, oggi, si è evoluta in una versione più raffinata, definita da linee pulite, silhouette essenziali e dettagli sobri. Le proposte con suola Platform si alternano a modelli lisci e minimalisti.
Comodi, colorati e gender fluid, li indossiamo in casa, in piscina, al mare, ovunque: scagli la prima pietra chi non possiede (almeno) un paio di infradito.
I sandali bassi più gettonati e conosciuti di sempre hanno una storia degna di nota, e a raccontarla è Laura Luceño, professoressa del Centro Superior de Diseño de Moda (CSDMM) in Spagna. Secondo la professoressa Luceno, gli infradito potrebbero addirittura essere considerati come le prime scarpe della storia.
Del primo prototipo mai realizzato nella storia degli infradito si ha una testimonianza in Mesopotamia, tramite una lastra di pietra risalente all’anno 2250 a.C., che ritrae il re Naram-Sin in un paio di calzature in questione. L’esperta spiega: “A quel tempo erano realizzati con legno e sparto (un’erba molto resistente, ndr), ma erano riservati comunque solo alle classi superiori, che li indossavano durante gli atti cerimoniali”. Analogamente, un prototipo simile che stando alla fonte sarebbe stato ritrovato anche nella tomba di Tutankhamon è stato realizzato in Egitto nello stesso periodo, avvalendosi di suole di legno e strisce di papiro.
Laura Luceño precisa: “Questi sandali infradito erano indossati all’interno del palazzo, mentre all’esterno si camminava a piedi nudi”. Non meno attenti erano gli egiziani al lato estetico: “Molti [infradito] avevano gioielli intarsiati e facevano parte dei corredi funerari”, aggiunge la professoressa Luceño. Si pensi poi anche all’Antica Roma, dove sandali infradito con suola molto alta venivano usati da attori e attrici in palcoscenico, per sembrare più alti.
Ma quando e come è sopraggiunto il momento di boom nella storia degli infradito? L’impennata nella popolarità di tali ciabattine sarebbe arrivata dopo la Seconda Guerra Mondiale: i soldati americani giunsero in Giappone e familiarizzarono con lo zori giapponese, una tipologia di infradito dalla tradizione antichissima realizzato con materiali naturali e tipicamente indossato con i calzini. Guai infatti a mostrare le dita dei piedi: come suggerisce Carmen Martínez, direttrice della laurea ESNE in Fashion Design: mettere in mostra i piedi era per i giapponesi simbolo di “allusione sessuale e totale indiscrezione”. Dalla curiosità dei soldati americani, i primi zori iniziarono a circolare anche negli USA. “Negli anni Cinquanta divennero un vero successo. Venivano indossati per lo più in spiaggia, per evitare di bruciare le piante dei piedi”, spiega Martínez. Anche il loro nome presto cambiò, seguendo così la scia del successo: inizialmente chiamati jandals – un termine coniato mixando le parole “Japan” e “sandals”) – finirono presto per diventare le cosiddette “flip flop”. Una scelta, quella della lingua inglese, del tutto onomatopeica.
La storia degli infradito vede un ulteriore passo avanti negli Anni 60, quando questi divennero ancor più popolari dopo essere diventati una tendenza imperante anche in Italia, Grecia e Spagna. L’anno della svolta fu il 1962: l’azienda brasiliana Alpargatas, di cui fa parte Havaianas, ne creò una variante super resistente in gomma. Nel 1966, Alpargatas registrò il brevetto del primo infradito in gomma e – dulcis in fundo – replicò una texture simile alla trama di paglia di riso sulle fibbie: fu nient’altro che un omaggio alla celebre calzatura giapponese. Lo zori, volente o nolente, aveva ispirato la più celebre ciabattina di gomma di tutti i tempi.
Rosanna
Articolo molto interessante, ben fatto!