Alessandro Loprieno è il fondatore e CEO di WeShort, colosso nazionale nel mondo dello streaming di corti cinematografici e uno dei partner del South Italy International Film Festival, evento che avrà luogo a Barletta dal 17 al 21 maggio.
Ad abbiamo rivolto a Loprieno alcune domande inerenti al Festival.
“Com’è nata la collaborazione tra WeShort e il South Italy International Film Festival e quali sono i tuoi pareri in merito?”
«Per chi non conosce ancora WeShort: è una piattaforma di streaming dedicata interamente al cinema breve. In altre parole, è una sorta di Netflix dei cortometraggi, anche se ormai questa definizione ci sta stretta.
Il Festival è stata una logica conseguenza del fatto che Giuseppe è un ragazzo brillante, che ha tanta passione per il cinema, glielo leggi negli occhi quando ne parla.
Ho ritenuto giusto e anche parte dei miei doveri, supportare un Festival che nasce dalla passione, come è un po’ WeShort, che nasce dal mio entusiasmo. L’edizione zero credo sia andata bene: ha lasciato una traccia sulla quale Giuseppe e il suo team hanno continuato a costruire. Quest’anno vedo i ragazzi più strutturati e più motivati, c’è più supporto anche da parte delle istituzioni; infatti, già il cambio di location è stato sicuramente un upgrade importante. –l’anno scorso il Festival si è svolto nella chiesa di Sant’Antonio n.d.r.- è bello vedere che sul territorio ci sono delle realtà che si impegnano per portare più cinema all’interno della vita delle persone, che è anche la missione di WeShort.»
“Quali sono le speranze per questo nuovo Festival?”
«Io direi sicuramente quello di migliorare il proprio posizionamento all’interno dell’ambito dei festival. Quindi, avere un’identità forte, che possa attirare come una calamita sul territorio, anche attenzione dall’esterno, in quanto la Puglia oggi gode di per sé di un brand territoriale molto forte; quindi, avere delle realtà come un festival di cortometraggi come il South Italy dà la possibilità di aggiungere le attività di attrazione territoriale anche per un pubblico che non è aborigeno: dal turista al produttore che viene come ospite, allo sponsor che non è locali, ma che magari è –ipotizza– un’azienda del Veneto che vuole venire prendere il mercato pugliese.
Io penso che il Festival abbia tutte le caratteristiche per avere successo, poter crescere, diventare un punto di riferimento nel nord barese.»
“Tu sei pugliese, di Bisceglie. Per lavoro hai viaggiato molto, cosa rappresenta per te tornare nel territorio e vedere una persona che sta provando a far crescere qualcosa qui?”
«La Puglia dalla quale sono partito dieci anni fa non era la Puglia di oggi. Dopo un giro tra Londra, Tenerife e Madrid per anni, sono tornato qui con lo stesso spirito di chi come Giuseppe sta mettendo su questo Festival. Sicuramente farlo oggi ha dei vantaggi. Ripeto, dieci anni fa era un altro mondo, era un’altra epoca. Eravamo all’inizio di una crescita importante dal punto di vista della digitalizzazione, cosa di cui oggi i festival godono per la loro diffusione sia di brand ma anche proprio di prodotto, molti cortometraggi arrivano da piattaforme come FilmFreeway, cosa che era veramente molto difficile che accadesse anni fa.
Quindi dico che la Puglia è un territorio su cui puntare, chi lo fa stando qui fa benissimo, ma ciò non significa che non debba viaggiare, anzi. Bisogna scoprire e magari portare valore al proprio territorio che comunque dicono sia la regione più bella al mondo. Io, almeno, ci vivo bene. -scherza- Insomma, ci sono delle grandi prospettive.»
Qui il link per scoprire il programma del South Italy International Film Festival.