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Foggiano, usura al 240% ed estorsione: un arresto e due indagati

Da un prestito di mille euro, nel giro di 5 anni, dietro pressanti e minacciose richieste, la vittima ha corrisposto oltre 13.000 euro

Nella mattinata di oggi, 11 maggio, i finanzieri della Compagnia di San Severo hanno tratto in arresto D. R. E., 64 anni, di Torremaggiore, eseguendo un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Foggia. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, hanno ad oggetto ipotesi di reato di usura ed estorsione aggravata e continuata in relazione a prestiti in denaro ad un tasso annuo superiore al 240% e alle minacce prospettate alle viitime e ai loro congiunti per ottenere la corresponsione del capitale prestato e degli interessi richiesti.

Sono in corso anche perquisizioni presso abitazioni, sedi di società e veicoli nella disponibilità della persona tratta in arresto e di altri due indagati, D. R. A., di 36 anni, e F. I., di 48 anni, entrambi di Torremaggiore. Le attività investigative hanno preso il via dalla denuncia presentata da una delle vittime che, trovatasi in difficoltà economiche, si era rivolta a D. R. E. per un prestito di mille euro, che gli veniva concesso in contanti richiedendo interessi di 200 euro al mese. Nei mesi successivi il denunciante non riusciva più ad estinguere il proprio debito e veniva fatto oggetto della richiesta di interessi sempre più alti, arrivando, in pochi mesi, a triplicare la somma iniziale. Nel giro di 5 anni, dietro pressanti e minacciose richieste, la vittima ha corrisposto oltre 13.000 euro.

Elementi indiziari relativi ad altri episodi usurari ed estorsivi sono emersi nel corso delle indagini; in alcuni casi le somme sono raddoppiate nell’arco di pochi giorni, sino a pretendere l’utilizzo e la consegna dell’autovettura da parte della vittima di usura. L’usura è una pratica criminale che, sfruttando lo stato di bisogno di soggetti in difficoltà economiche, mira ad ottenere ingenti guadagni. Per tale ragione è fondamentale la collaborazione delle persone offese che possono liberarsi dall’assoggettamento denunciando il reato di cui sono rimaste vittime. Tutte le posizioni degli indagati sono ancora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e gli stessi non possono essere considerati colpevoli fino al definitivo accertamento con sentenza irrevocabile.

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