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Francesco Delzio e la rivoluzione in atto nel mondo del lavoro

Lo scrittore, originario di Barletta, ha presentato il suo ultimo saggio "L'era del lavoro libero"

“Il mondo del lavoro sta mutando continuamente sotto i nostri occhi, portandosi dietro di sé conseguenze straordinarie sulle nostre vite. Peccato che pochi, ancor oggi, ne abbiano colto la reale portata”. Francesco Delzio illustra in modo chiaro e scientificamente ineccepibile la rivoluzione, appena cominciata, che sta attraversando il mondo del lavoro e lo fa con il saggio “L’era del lavoro libero. Senza vincoli né barriere”, presentato ieri sera a Barletta.

Professore presso la Luiss Guido Carli e la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, Consigliere d’Amministrazione di ANPAL Servizi, editorialista ed autore di numerosi saggi, Delzio ha incontrato i lettori presso “Lo Zenzero” di Barletta.

Lo scrittore è stato il protagonista dell’ultimo degli appuntamenti estivi organizzati dall’associazione culturale “Letti di Piacere” in collaborazione con il Presidio del Libro di Barletta e, a colloquio con il dirigente scolastico professor Carmine Gissi, ha approfondito alcuni dei temi caldi analizzati nel suo saggio.
Un pamphlet di poco più di cento pagine nelle quali Delzio indaga i cambiamenti “profondi, pervasivi e rapidi” che stanno interessando il nostro modo di lavorare, di produrre e di vivere.

L’incontro si è inevitabilmente aperto con una riflessione sul recente disastro ferroviario nel quale hanno perso la vita cinque operai, travolti da un treno in transito a Brandizzo, sulla linea ferroviaria Torino-Milano. L’ennesima strage sul lavoro ha riportato alla luce l’emergenza sicurezza sul posto di lavoro e il problema, radicato e mai superato, della mancanza di controlli e di tutele per i lavoratori.

Al centro del dibattito con lo scrittore i principali trend che stanno ridefinendo l’organizzazione del lavoro a livello globale: primi fra tutti lo smart working e il modello di lavoro ibrido.
“Diventato il simbolo degli effetti imprevisti della pandemia da Covid-19, lo smart working è, in realtà, l’eredità migliore che la tragedia della pandemia potesse lasciarci” – spiega Delzio. “Secondo una vastissima letteratura internazionale, il modello di lavoro da remoto, se ben applicato, è in grado di aumentare la produttività individuale e di gruppo. Consente risparmio di tempo evitando gli spostamenti e migliora l’organizzazione della vita dei lavoratori, favorendo una maggiore autonomia rispetto ad orari e ritmi di lavoro”. Eppure, negli ultimi dodici mesi, la maggior parte delle grandi e medie aziende ha deciso di abbandonare progressivamente lo smart working: top manager, azionisti e datori di lavoro lo considerano come una “scappatoia per dipendenti poco produttivi”.
“Un vero peccato” secondo lo scrittore che parla, a tal proposito, di paranoia della produttività”.

Tra i fenomeni messi in luce dalla pandemia anche quello che negli Stati Uniti prende il nome di Great Resignation (Grande dimissione). Accantonato il mito del posto fisso, sempre più lavoratori decidono di dimettersi volontariamente dal posto di lavoro. “Lo scorso anno in Italia si sono verificate più di 2 milioni di dimissioni volontarie probabilmente a causa della profondissima insoddisfazione dei lavoratori” – spiega Francesco Delzio. “Secondo un’indagine condotta da Gallup (un istituto statunitense per le ricerche statistiche), nel 2022 l’Italia si è collocata all’ultimo posto nella classifica internazionale del livello di soddisfazione dei lavoratori dipendenti. I lavoratori italiani sono quindi i più insoddisfatti del mondo e solo il 4% degli impiegati italiani si sente pienamente appagato e coinvolto sul lavoro”. Un dato allarmante, segno di un malfunzionamento del nostro sistema lavorativo.

Tra le cause di insoddisfazione in azienda vi è anche la rivoluzione culturale che, negli ultimi anni, ha portato i giovani millennial e quelli della Generation Z a voler ridefinire gli equilibri tra la vita privata e quella professionale. Il fenomeno del “quiet quitting”, lavorare senza stressarsi, è la nuova tendenza che sta spopolando tra i giovani di tutto il mondo: lavorare meno, facendo solo il minimo indispensabile per garantirsi uno stipendio, e dedicare più tempo alle attività personali.

Secondo Delzio, in definitiva, stiamo entrando in una nuova fase storica: l’“Era del lavoro libero”, appunto. Il cambiamento che ci troviamo ad affrontare poggia sulla caduta delle “barriere, dei vincoli e delle rigidità” che avevano finora dominato il mondo del lavoro.
Cambia l’idea stessa del luogo di lavoro, cambiano la dimensione temporale e la remunerazione. Il lavoro unico per tutta la vita lascia spazio alla ricerca di più occasioni alternative, i lavoratori godono di maggiore autonomia e libertà e la loro felicità diventa l’obiettivo principale delle aziende.

Nel finale del libro, lo scrittore trasporta il lettore nel futuro. È il primo giorno del 2050: l’intelligenza artificiale è la protagonista della nostra vita lavorativa, i Robot hanno sollevato l’Uomo dalla fatica dei lavori manuali, la settimana lavorativa è di 32 ore e “siamo molto più liberi, rispetto a 30 anni fa, di costruirci un mondo del lavoro che ci somigli.”

 

 

Articolista di barlettaweb24, il primo quotidiano on line del gruppo, giovane e innovativo, si pone l’obiettivo di coinvolgere i lettori e renderli attivi e partecipi sul proprio territorio, attraverso notizie costantemente aggiornate e approfondite.

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