C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui l’Europa non è stata un luogo sicuro. Un tempo in cui viaggiare, con la libertà di movimento e la serenità conosciute fino a quel momento, non era poi così consigliabile, o comunque, non si faceva a cuor leggero. Sono stati gli anni post 11 settembre 2001, gli anni in cui l’Europa è stata bersagliata di attentati di matrice jihadista che hanno lasciato sul suolo il sangue di centinaia di innocenti: donne, uomini, bambini, vittime di un fenomeno tanto complesso quanto maledetto: il terrorismo.
A tutte queste vite sacrificate con una brutalità che fa spavento, è dedicata la Giornata Europea in Memoria delle Vittime del Terrorismo che si celebra ogni anno l’11 marzo, nell’anniversario della agghiacciante strage della stazione di Atocha, Madrid, quando proprio l’11 marzo del 2004 dieci zaini pieni di esplosivo sono stati fatti esplodere all’ora di punta su quattro diversi treni locali.
In quell’occasione sono morte 191 persone e oltre 2000 sono rimaste ferite. Un bilancio pesantissimo, che si unisce a quello tragicamente altro della stagione terroristica di quegli anni.
Chi ha, oggi, più di 30 anni, ricorderà la paura latente, che si era insinuata così profondamente in ognuno di noi, e che tanto faticosamente siamo riusciti, se non a superare, quantomeno a tenere a bada, non facendone motivo di immobilismo. Una paura che andava contro ogni libertà e certezza fino a quel momento considerate granitiche, soprattutto dalle migliaia di giovani di tutto il mondo che si stavano affacciando alla propria stagione felice, quella della scoperta del mondo, del boom del progetto Erasmus, dell’interrail a portata di mano e degli aerei low cost. L’Europa, accogliente, bellissima, in pace, di colpo si è riscoperta vulnerabile e ferita.
Se allora la giornata in memoria delle vittime di terrorismo era un’occasione di cordoglio e raccoglimento, nel tempo di incertezza e violenza globale che stiamo vivendo e che ci lascia attoniti, diventa un monito importante. È un messaggio che spinge a un impegno politico e civile straordinario, oltre che ad avere una fiducia incrollabile nella diplomazia, sebbene tutto sembri andare verso un nuovo, buio, futuro in cui l’esercizio del potere sarà sempre più manifestato con atti di forza e speculazioni economiche.
Mentre assistiamo di nuovo a sporadici episodi di matrice terroristica, frutto della gestione incosciente dei conflitti in corso alle porte dell’Europa, il ricordo del primo decennio del nuovo millennio dovrebbe portare ad opporre una strenua resistenza alla prepotenza e al machismo sempre più imperanti, che lasciano poco spazio al dialogo saturando il dibattito con slogan provocatori e interventi aggressivi e a breve termine. I cittadini europei, invece, assistono impotenti a un confronto diplomatico debole e caotico, incapace di sovrastare le voci grosse delle grandi potenze, che lascia spazio solo a nuovi dubbi e timori e a quella preoccupante sensazione di dejà vu.