La Giornata internazionale del rifugiato è stata istituita il 4 dicembre 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e venne celebrata per la prima volta il 20 giugno 2001 in occasione del cinquantennale della Convenzione di Ginevra che, nel 1951, ha definito lo status di rifugiato.
Ogni anno l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) seleziona un tema comune per coordinare gli eventi celebrativi in tutto il mondo. Per la Giornata Mondiale del Rifugiato 2023, il tema conduttore proposto è “Agire l’accoglienza”.
La Costituzione italiana è custode di diritti e dignità di chi fugge da guerre e oppressioni, di chi cerca di costruire per sé e per i propri cari una vita libera, di chi, pur privato del diritto di cittadinanza, vive in questo Paese, contribuendo al suo sviluppo umano e culturale prima che economico. Da anni, però, il sistema di accoglienza risulta inadeguato e le soluzioni a livello Europeo tardano ad arrivare. Servirebbe un piano di accoglienza che permetta la partecipazione e l’integrazione da parte di ogni Paese coinvolto.
Il numero di persone in fuga nel mondo non è stato mai così alto.
Sono oltre 100 milioni le persone che nel 2022 sono state costrette a migrare a causa di conflitti, violenze, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e cambiamenti climatici. Purtroppo, è sempre più facile morire o restare bloccati in luoghi dove i diritti umani non sono tutelati e le torture e le atrocità di quei centri di detenzione, veri e propri lager, restano nascoste agli occhi dei più.
Nel 2022 sono stati 2.406 i migranti morti mentre tentavano di raggiungere l’Europa via mare, ma i numeri reali potrebbero essere molto più grandi. Ai naufragi nel Mediterraneo si vanno ad aggiungere i viaggi che finiscono tragicamente nel Sahara, nelle remote zone di confine, nei Paesi di transito e alle frontiere, come nei Balcani, o nei centri di detenzione in Libia.
Nei primi cinque mesi del 2023 il mare ha inghiottito almeno 906 persone, il 40% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Diversa la situazione per i profughi ucraini a cui è stata concessa la protezione temporanea in virtù dell’applicazione della direttiva 55/2001/CE: una manifestazione di grande umanità da parte dell’UE, non così facilmente estesa alle vittime di altre guerre e persecuzioni.
Le politiche di chiusura degli ultimi anni hanno dimostrato di essere fallimentari, inutili, di favorire il traffico e la tratta di esseri umani oltre che le morti in mare.
Nell’ultimo dei naufragi, quello di Pylos, in Grecia, è possibile ci siano fino a 600 morti, i bambini presenti nella stiva erano almeno 100 e il numero è destinato tragicamente a salire, dato che le speranze che ci siano superstiti sono sempre più fievoli.
Papa Francesco nell’Angelus di domenica scorsa ha portato il suo apporto di fede, pregando per i migranti dispersi nel mare greco. Le istituzioni dell’Unione dovrebbero apportare il loro, trovando al più presto soluzioni efficaci per impedire che altre vite siano spezzate, nella speranza di ottenere, niente di più, che la possibilità di avere libertà, dignità e sogni, come coloro a cui la sorte ha concesso di nascere nella parte “giusta” del mondo.