Il terzo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani recita “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona” e nonostante venga messo in discussione ogni giorno da guerre e attentati, l’ONU si impegna quotidianamente per rispettarlo. La terribile sequenza di attentati che ha stravolto il mondo occidentale a partire dall’11 settembre 2001 ha portato, nel 2017, all’istituzione della Giornata Internazionale di Commemorazione e Omaggio alle Vittime del Terrorismo.
I ragazzi più giovani forse non capiranno, ma chi ha oggi anche solo 30 anni ricorderà bene lo stato di angoscia, paura e incertezza costante con cui la parte occidentale del mondo ha convissuto per anni, nel periodo di recrudescenza del terrorismo che ha visto il fondamentalismo islamico seminare morte e distruzione negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo intero a partire dagli attentati del 2001 al World Trade Center di New York.
Per anni abbiamo viaggiato guardandoci intorno con circospezione, abbiamo imparato a convivere con i militari armati di tutto punto negli aeroporti e nei centri cittadini. Abbiamo imparato ad avere pazienza ai controlli di sicurezza prima di un volo o all’ingresso di un museo o di un concerto. Abbiamo imparato a vivere in un mondo diverso, che faceva paura ma che volevamo ancora vivere tantissimo. Ogni paese ha versato il suo tributo dolorosissimo, e molti di quei volti li ricordiamo ancora perché congelati per sempre nella loro bellezza giovane, come quello di Valeria Solarin morta al Bataclàn di Parigi.
La Giornata Internazionale di Commemorazione e Omaggio alle Vittime del Terrorismo è stata istituita proprio dalle Nazioni Unite non solo per tenere vivo il ricordo, ma soprattutto sensibilizzare tutti i cittadini del mondo sull’impatto che il terrorismo ha sulla società incoraggiando la collaborazione tra stati per combatterlo facendo fronte comune. La giornata ha anche, ovviamente, lo scopo di onorare le vittime tenendo vivo il ricordo di ha perso la vita per una violenza cieca che niente ha a che fare con la religione. Vuole inoltre promuovere il sostegno ai familiari delle vittime attraverso la creazione di attività e reti di supporto, indispensabili, anche per evitare l’insorgere di atteggiamenti xenofobi e di istigazione all’odio.
La data scelta non è casuale, ma vuole ricordare un attentato avvenuto a Bagdad il 21 agosto del 2003 contro una sede delle Nazioni Unite, in cui hanno perso la vita molti dei dipendenti e il Segretario Generale delle Nazioni Unite per l’Iraq Sergio Vieira de Mello.
La riacutizzazione del terrorismo di matrice islamica e non solo, nel mondo occidentale ha steso un velo di paura e insicurezza su un’opinione pubblica totalmente impreparata a tanto dolore e tanta violenza. È stato messo profondamente in discussione l’orgoglio di un occidente che si sentiva al sicuro nella propria ospitalità e che si è scoperto troppo spesso ad aver invece creato ghetti abbandonati a se stessi.
L’impegno delle Nazioni Unite affinché questa piaga guarisca per sempre è fondamentale e merita la partecipazione attiva e la dedizione di tutti gli stati membri, ma anche quella di ognuno di noi, perché dalla paura nasca il desiderio di conoscere il prossimo e non ghettizzarlo o temerlo. Perché dalla nostra posizione privilegiata si sviluppi il senso dell’accoglienza e non della chiusura, dell’educazione e della consapevolezza che ogni cultura merita rispetto e approfondimento, senza farsi irretire da propaganda politica e geopolitica spicciola.