Tra gli insegnamenti indelebili delle scuole elementari insieme alla barbabietola da zucchero c’è sicuramente anche il paragrafo del libro di storia in cui è scritto che il primo Homo sapiens è nato in Africa. Tanto basterebbe a far sì che la Giornata Internazionale per le persone di Discendenza Africana, che si celebra ogni 31 agosto, fosse una ricorrenza superflua, del tutto non necessaria, essendo l’intera popolazione mondiale in qualche modo di discendenza africana. Il persistere di un incomprensibile razzismo nei confronti di coloro che provengono dal continente nero invece, la rende tristemente indispensabile, come ha sottolineato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres al momento della sua istituzione, nel 2021.
“È un riconoscimento atteso da tempo, per le profonde ingiustizie e la discriminazione sistemica che le persone di origine africana hanno sopportato per secoli e continuano ad affrontare oggi. Ed è un appello urgente all’azione per tutti, ovunque, per impegnarsi a sradicare il male del razzismo”. Con queste parole Guterres ha esortato l’intera comunità mondiale ad impegnarsi in direzione di un futuro privo di discriminazioni razziali ed è triste riconoscere che, i troppi episodi quotidiani, dimostrino purtroppo che la strada sia lunga e non priva di ostacoli.
Dall’apparizione del primo Homo sapiens ad oggi il contributo africano al resto del mondo in termini umani, scientifici ed economici, è stato vastissimo. Pensiamo ad esempio alle importanti civiltà antiche che hanno popolato il continente e posto le basi della conoscenza in moltissimi ambiti: come l’agricoltura, l’ingegneria, l’idraulica e l’astronomia. O ancora, arrivando ai giorni nostri, pensiamo che solo nel continente americano si contano più di 200 milioni di persone di origine africana e milioni ancora sono in tutto il mondo, figli della tratta degli schiavi di un tempo e delle migrazioni politiche ed economiche dei tempi più recenti. Una diaspora secolare che ha diffuso nel mondo la meravigliosa e ricca varietà di usi, costumi e culture, che superficialmente viene raccolta nel termine: africano.
Ma l’Africa è immensa: è Marocco, Egitto, Namibia, Sud Africa. È mare e pianure interminabili, vegetazione rigogliosa e arido deserto. L’Africa è una innumerevole varietà di spezie, di fauna, di culture indigene che sopravvivono da generazioni, è ricchezza di materie prime e speculazione. L’Africa è gioia di vivere e dolore profondo insieme, l’Africa è lo specchio in cui il mondo così detto evoluto si specchia scontrandosi con tutte le sue contraddizioni, per poi continuare ad alimentarle in un gioco grottesco di sfruttamento e negazione.
Questa giornata è una ricorrenza recente che però arriva sulla scia di un impegno costante schierato dalle Nazioni Unite, per contrastare i comportamenti razzisti e non inclusivi, e serve ad accendere i riflettori su un tema troppo spesso dimenticato o ignorato, pur essendo quasi ogni giorno sulle cronache mondiali. Le persone di discendenza africana sono tra le più povere e sfruttate al mondo esclusivamente a causa del colore della loro pelle e della loro origine, ma la popolazione privilegiata del mondo è talmente abituata a convivere con certe consuetudini da essere complice, anche suo malgrado a volte, della loro sopravvivenza. C’è quindi bisogno di uno sforzo collettivo per spezzare le catene di questa schiavitù che nel corso dei secoli ha solo cambiato forma ma non sostanza, creando un divario che a causa del capitalismo e della globalizzazione è diventata una voragine.