Il 4 ottobre è la Giornata Mondiale degli Animali e mai come quest’anno, almeno nel nostro paese, una riflessione si rende necessaria. Il blitz feroce contro i 9 maiali ospitati nel Santuario Cuori Liberi, l’uccisione dell’orsa Amarena e la morte in circostanze ancora da chiarire dell’orsa trentina F36 (sulla quale pendeva una condanna a morte temporaneamente sospesa, per aver aggredito a morte un runner tempo fa) sono solo i casi più recenti e più eclatanti di quanto lavoro ci sia ancora da fare in Italia per la tutela di tutti gli animali.
Che vivano liberi, in qualche rifugio o in luoghi adibiti all’intrattenimento, la garanzia di una vita sicura e dignitosa dovrebbe essere scontato, ma purtroppo non sempre è così. Durante la pandemia ci siamo stupiti ed emozionati nel vedere le immagini di animali selvatici girovagare nei centri abitati deserti a causa dei lockdown, abbiamo ammirato con meraviglia gli esseri viventi di altre specie appropriarsi o riappropriarsi in certi casi, di spazi normalmente monopolizzati dall’uomo e abbiamo sperato che, al termine della pandemia, saremmo riusciti a trovare un equilibrio più sano tra la nostra invadenza e la natura selvaggia.
Purtroppo, però il ritorno alla normalità ha riportato tutto allo stato precedente, in alcuni casi anzi, c’è stato addirittura un aggravarsi dei nostri comportamenti e un impoverimento di spirito da parte delle autorità e degli enti che potrebbero fare la differenza.
La Giornata Mondiale degli Animali nasce nel lontano 1925 ed è stata associata da subito al giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, protettore degli animali. La primissima edizione però, si è svolta a Berlino il 24 marzo perché il luogo scelto, cioè il Palazzo dello Sport, non era disponibile nella data corretta. Bisognerà attendere fino al 1929 per celebrarla finalmente il giorno giusto, e solo nel 1931, a Firenze, durante un Congresso Internazionale per la protezione degli animali, la comunità internazionale approvò la richiesta di rendere questa giornata una ricorrenza universale.
Ad oggi, la Giornata Internazionale degli Animali è un evento globale che coinvolge il movimento animalista a livello mondiale, ed è guidato e sponsorizzato dalla Fondazione Naturewatch: un’associazione benefica per la protezione e il benessere degli animali che ha sede nel Regno Unito.
La tutela degli animali liberi e non ha raggiunto livelli e traguardi diversi nelle varie aree del mondo, ma soprattutto recentemente la riflessione va di pari passo con quella sullo sfruttamento del mondo animale per la produzione di cibo. Gli allevamenti intensivi, infatti, oltre ad essere altamente inquinanti, determinano una qualità della vita dell’animale pari a zero. Questi esseri viventi vengo fatti nascere e crescere al solo scopo di essere macellati e la loro intera esistenza e anche la morte, si svolgono spesso in condizioni igienico sanitarie terribili.
Il genere umano si trova quindi a fare i conti con tutte le sue contraddizioni e probabilmente è giunto ad un inevitabile giro di boa. L’impegno per la ripopolazione delle aree boschive con orsi e lupi ha portato, ad oggi, a dover riconsiderare la fruizione di quelle stesse aree e di quelle limitrofe in funzione di una presenza più numerosa di animali selvatici, che fino a qualche decennio fa erano a rischio estinzione.
Allo stesso tempo, dopo le grandi guerre e la fame, i decenni di benessere sempre crescente hanno portato ad un consumo sempre maggiore di carne e derivati animali, che però nel tempo è diventato esagerato e non sostenibile tanto a livello ambientale quanto salutare.
Due risvolti inquietanti di difficile gestione in un mondo che ha corso tantissimo nell’ultimo secolo e che ora si scontra contro le sue stesse conquiste.
In questa ricorrenza è importante avviare una riflessione volta a trovare un equilibrio nel difficile rapporto tra l’uomo e la natura animale che lo circonda, per imparare a vivere su questo nostro pianeta, senza comportarci come se fossimo gli unici a popolarlo.