Rivoluzionario, provocante, liberatorio: tre aggettivi per un capo di abbigliamento iconico, il bikini. Il 5 luglio è la Giornata Mondiale del Bikini, e in tutto il mondo si festeggia una delle pietre miliari della storia della moda. La data scelta coincide con il giorno in cui questo capo ha debuttato in passerella a Parigi, nella splendida cornice delle Piscine Molitor: ma facciamo un passo indietro.
I primissimi bikini della storia risalgono nientemeno che all’epoca romana. Diverse testimonianze, infatti, ci raccontano che le donne che partecipavano ai giochi sportivi dell’epoca indossavano spesso dei costumi formati proprio da una fascia e da una sorta di slip. A conferma di questo c’è anche un mosaico molto famoso che si trova nel suggestivo complesso di scavi di Piazza Armerina in Sicilia e che viene chiamato proprio “Le Giocatrici”. Nel mosaico si possono osservare, appunto, diverse figure femminili intente principalmente a giocare con la palla, tutte con indosso un bikini.
Col passare dei secoli però, la libertà di esposizione non è rimasta sempre così accessibile. Mostrarsi in pubblico con un abbigliamento adatto al mare è, per le donne, una conquista relativamente recente (e non lo è ancora per troppe donne nel mondo). Fino ai primi anni del 1900 infatti, le donne erano costrette ad indossare una miriade di strati per poter accedere ad una spiaggia. Addirittura, per un certo periodo è stato loro imposto l’uso di pantaloni piombati sul fondo, per evitare anche una minima visibilità delle gambe.
Nel 1900 fece scalpore la presa di posizione della nuotatrice e attrice australiana Annette Kellerman che si presentò in spiaggia, con un pezzo unico aderente. L’atleta fu addirittura arrestata e ci vollero altri 15 anni prima che le restrizioni si ammorbidissero e alle donne venisse permesso l’accesso al mare o ai bagni con un unico strato di tessuto indosso.
Da lì la strada è stata in discesa e arriviamo al 1946, anno in cui nell’epoca moderna, il mondo ha conosciuto il bikini nella sua forma più vicina a quella che indossiamo noi ancora oggi. Nei primi anni ’40 infatti, il razionamento del tessuto a causa della guerra aveva già portato alcuni stilisti a proporre costumi da bagno a due pezzi. Il corpo però era ancora molto coperto: i fianchi, l’ombelico, il seno completamente e la schiena, restavano preclusi a sguardi curiosi. Nel 1946 invece, ispirato dall’imminente lancio dell’atomica, Jacques Hein, designer parigino, lanciò il “costume da bagno più piccolo del mondo”, battezzandolo The Atom. Poco dopo, il suo collega Louis Réard, disegnò un costume da bagno ancora più ridotto: il bikini moderno.
La Giornata Mondiale del Bikini si celebra come abbiamo detto proprio il 5 luglio perché nel 1946 Réard portò il suo rivoluzionario costume da bagno agli onori della cronaca. Quello stesso giorno di 77 anni fa, infatti, la ballerina del Casino de Paris Micheline Bernardini, sfilò in passerella con indosso quel capo tanto scandaloso quanto rivoluzionario. Segnando, così, l’inizio di una storia d’amore che si rinnova di estate in estate, senza mai perdere entusiasmo: quello tra le donne di tutto il mondo e l’amato due pezzi ridottissimo.
La Giornata Mondiale del Bikini celebra ancora oggi la libertà di quel momento, che si riaccende ogni volta che una donna in spiaggia indossa libera il suo piccolissimo costume da bagno. Celebra gli uomini che anche in tempo di guerra non hanno perso la creatività, la gioia di vivere e l’obiettivo del lavoro del designer, ovvero innovare e sfidare le convenzioni. Celebra tutte le donne che per prime si sono scoperte e che ancora continuano a farlo, esponendosi su tutti i fronti necessari. E celebra secondo noi, anche la leggerezza della stagione più libera che ci sia: lunga vita al bikini allora, che nonostante le 77 primavere sulle spalle, porta ancora con orgoglio e noncuranza la sua vita bassa.