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Giornata mondiale della macchina da scrivere

Un oggetto del passato che può essere ancora futuro

Ogni anno il 23 giugno si festeggia il Typewriter Day: la giornata dedicata alla macchina da scrivere. L’invenzione dell’oggetto che ha cambiato il modo di concepire e velocizzare la scrittura.

In luoghi, tempi e modi diversi furono molti coloro che crearono dei modelli precursori della macchina da scrivere che poi, fu brevettata.
I primi prototipi risalirebbero alla metà del 1500. Tra gli inventori di questo oggetto rivoluzionario, anche l’italiano Giuseppe Ravizza che nel 1846 costruì e poi brevettò il cembalo scrivano, ossia una macchina da scrivere con 32 tasti quadrati.

Solo il 23 giugno 1868, però, Christopher Latham Sholes, ricevette il primo brevetto per un’invenzione chiamata TypeWriter. Dopo aver ricevuto il brevetto, Sholes lo concesse in licenza a Remington & Sons. Le lettere della macchina di Sholes avevano l’ordine alfabetico. La prima machina da scrivere progettata da Remington nel 1873, invece, presentava la tastiera Qwerty, nome che indica le prime sei lettere della fila in alto, che impediva che la macchina si inceppasse: se due leve portacarattere adiacenti fossero state azionate troppo velocemente, per come era costruita la macchina allora, avrebbe potuto bloccarsi, la Qwerty invece, rimescolava la tastiera in modo che questo non succedesse e ad oggi è ancora utilizzata.

Le prime macchine da scrivere, anche se evolute con la disposizione della tastiera Qwerty inizialmente scrivevano solo a caratteri maiuscoli e alla cieca per il dattilografo, perché il carattere batteva sotto il rullo e non di fronte: gli eventuali errori di battitura si scoprivano a fine pagina alzando il rullo. Solo in seguito con l’opera di altri ingegneri si ebbe la scrittura frontale che conosciamo ancora oggi.

In Italia fu Camillo Olivetti a presentare la prima macchina da scrivere all’Esposizione universale di Torino, nel 1911. Olivetti nel 1893, partecipa a Chicago alla prima dimostrazione di illuminazione pubblica, ad opera di Thomas Alva Edison e di altre innovazioni tecnologiche, così decide di portare anche nel suo Paese il frutto di tanto ingegno: tra questi la macchina da scrivere che negli anni migliorò con decine di suoi modelli.

Il perfezionamento e la diffusione delle macchine da scrivere, portarono anche all’aumento di personale addetto al lor utilizzo: non solo giornalisti e scrittori, dunque, ma si creò la necessità di persone che potessero archiviare e conservare dei testi non più manoscritti, ma sempre più simili a quelli tipografici.
L’ingresso e la diffusione della macchina per scrivere negli uffici più progrediti dell’Ottocento rese quindi indispensabile la ricerca di personale capace di utilizzarla al meglio per battere dei testi sotto dettatura o scritti da altri in forma di bozze.
In questo modo alla professione del calligrafo subentra pian piano quella del dattilografo. Sono soprattutto le donne che la esercitano, loro che per la prima volta hanno la possibilità di lavorare negli uffici, con l’opportunità di far carriera, ed iniziare una qualche forma di emancipazione dalla famiglia o da lavori sottopagati o poco gratificanti.

In oltre 150 anni le macchine da scrivere hanno subito numerosi cambiamenti, non solo nel designer, ma soprattutto nella funzionalità: tra le ultime innovazioni, quelle che l’hanno resa elettrica, a un passo quindi dagli attuali computer.

Ormai, le macchine da scrivere sono diventate oggetti per collezionisti e nostalgici, simbolo di un’epoca iconica, ma passata. Sono state sostituite dalla “frettolosità” del nostro tempo, dalla necessità di essere rapidi, precisi e più superficiali, aiutati da macchine che anticipano, suggeriscono e modificano in automatico i nostri testi.
Ma la loro memoria non può essere perduta e la loro “sicurezza” sostituita del tutto, perché proprio come la mente umana, quasi del tutto imitata e sostituita dalle intelligenze artificiali, sarà sempre un passo avanti come forza creatrice, così la macchina da scrivere non potrà mai essere bruciata da uno sbalzo di corrente, inceppata da un sistema preesistente o hackerata. Non a caso è attualmente utilizzata da molte agenzie di intelligence.

E così, mentre il futuro della tecnologia non sembra avere margini di confine, il passato rimarca le basi di un rifugio sicuro: l’essenziale.

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