Il 18 luglio del 1918 nasceva Nelson Mandela e dal 2009 ogni anno, per volere dell’ONU, in questa data Nelson Mandela in qualche modo rinasce e con lui si ravvivano i suoi ideali. Oggi, infatti, la comunità internazionale celebra la Giornata Mondiale di Nelson Mandela.
Un uomo, un politico, un leader carismatico, soprattutto un mentore per chiunque creda profondamente nella pace, nella democrazia e nell’importanza della tutela dei diritti umani di tutti gli individui, senza distinzioni.
L’ex Presidente del Sudafrica ha speso la sua intera esistenza a perorare le cause a cui teneva e il suo messaggio e la sua lotta vivono ancora in tutti coloro che hanno avuto il privilegio di ascoltarlo e di averne studiato le gesta. Un uomo che per primo ha rischiato la propria vita scontando 27 lunghissimi anni di carcere, condannato per la sua battaglia contro l’apartheid e il segregazionismo. Anni in cui ha continuato con coraggio a lottare, mentre sperimentava sulla sua pelle le condizioni disumane a cui venivano sottoposti i detenuti.
Una battaglia pacifica, ma senza interruzioni quella di Nelson Mandela che ha contribuito, in modo determinante, all’evoluzione politica del suo paese: dall’indipendenza proclamata nel 1961, fino alle prime elezioni democratiche del 1994 che lo hanno visto diventare il primo Presidente nero della storia sudafricana.
Una battaglia estenuante contro la politica di segregazione razziale avviata dal Partito Nazionale nel 1948 e andata avanti per decenni, portando il paese prima ad essere espulso dal Commonwealth e poi ad essere sanzionato dall’ONU per crimini contro l’umanità.
L’apartheid, infatti, inizialmente venne spacciato come uno strumento per preservare tutte le diverse comunità etniche del paese, affidando loro territori circoscritti in cui vivere con le proprie leggi ed economie diverse, ma senza “interferire” con gli affari e la politica degli africani bianchi di origine europea. Nella realtà dei fatti prevedeva la segregazione della comunità nera nella sua totalità e l’affermazione della supremazia bianca.
Niente di nuovo quindi sotto il sole del Sud Africa, ma anche grazie al coraggio e alla perseveranza di Nelson Mandela e del Consiglio Nazionale Africano (ANC), a partire dal 1991 tutto il sistema dell’apartheid è stato via via smantellato. La fine della segregazione però, non ha sancito anche la fine delle problematiche del paese, in cui ancora oggi persistono difficoltà economiche, razzismo e disuguaglianze, che periodicamente sfociano in scontri e guerre civili.
Secondo osservazioni internazionali, il Sud Africa è un paese che si avvia al fallimento, con una spesa pubblica insostenibile dovuta, anche, ai 32 milioni di persone che percepiscono sovvenzioni statali per sopravvivere. A questo si aggiunge un tasso di disoccupazione altissimo, criminalità e aziende pubbliche sull’orlo del baratro. Un quadro raccapricciante per un paese con un trascorso di lotta, ingiustizie e sofferenza sulle spalle che purtroppo non sono state funzionali alla creazione di uno stato sano e solido.
L’opera di Nelson Mandela resta comunque straordinaria, indipendentemente dai risvolti politici che la fine dell’apartheid ha portato.
Un uomo che ha speso tutte le sue capacità ed energie al servizio del suo popolo, ma in qualche modo dei popoli di tutto il mondo; di tutti gli individui oppressi, maltrattati, privati della propria dignità, anche da parte di chi avrebbe dovuto proteggerli.
Un messaggio che perdura, ancor di più ogni 18 luglio, quando in occasione della Giornata Mondiale a lui dedicata, si torna a parlare delle sue gesta e del suo pensiero, nelle scuole, nelle istituzioni e in tutti quei luoghi che, volendo, avrebbero gli strumenti per cambiare le cose e rendere davvero il mondo un posto migliore per tutti.