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Giornata Nazionale del Dialetto: quali rischi corre il barlettano?

Il vernacolo non è solo una lingua, ma un patrimonio culturale da tutelare

Il 17 gennaio, l’Italia celebra la Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali, istituita nel 2013 dall’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia (UNPLI). Questa ricorrenza, com’è intuibile, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di preservare e valorizzare gli idiomi locali, scrigni di memoria collettiva. Scrigni un po’ impolverati, a dirla tutta.

Con il passare del tempo e il naturale ricambio generazionale, si assiste a un fenomeno da tener sott’occhio: l’aumento del tasso di istruzione, pur rappresentando un progresso innegabile, porta con sé una certa svalutazione dei dialetti, magari etichettati come “cultura bassa”. Questo stigma colpisce anche il vernacolo barlettano, snobbato da una fetta di giovani che tendono a considerarlo un retaggio superfluo. Generalmente, a parlarlo correttamente e fluentemente sono rimasti nonni e zii, custodi di detti popolari, canti e scioglilingua. E spesso, anche per chi è nato e cresciuto a Barletta, non è raro faticare a comprenderli. Chiariamo: la conoscenza dell’italiano standard resta imprescindibile, ma è importante l’alternanza tra lingua nazionale e locale.

Cosa perderemmo, esattamente, abbandonando del tutto il nostro dialetto?

Innanzitutto, il barlettano appartiene al gruppo linguistico apulo-pugliese e affonda le sue radici nel latino volgare, la lingua del popolo durante l’Impero Romano. La posizione geografica della città, tra le province di Bari e Foggia, ha reso questo vernacolo influenzato sia dal dialetto barese sia da quello della Daunia. Ma non è tutto: la storia di Barletta, segnata dalle dominazioni di normanni, svevi, angioini, aragonesi e spagnoli, ha lasciato un’impronta anche sul dialetto locale, arricchendolo di volta in volta con termini e modi di dire stranieri. Questo intreccio di influenze fa del nostro dialetto un vero e proprio hotspot linguistico, un microcosmo di ritagli di realtà che racconta secoli di storia attraverso le sue parole.

Il dialetto è un elemento fondamentale per comprendere la cultura e l’identità di una comunità, la sua eventuale perdita segnerebbe una grave ferita per il patrimonio culturale del nostro Paese. Ad affermarlo era Tullio De Mauro, uno dei più importanti linguisti d’Italia.

Bisogna poi ricordare che il dialetto segue le stesse regole delle altre lingue. È un organismo vivo: si trasmette oralmente di generazione in generazione, si adatta ai cambiamenti sociali e culturali ed è soggetto a perdite. Molti termini, infatti, vengono gradualmente sostituiti da parole più vicine all’italiano corrente. Un esempio emblematico è la parola “sparatrap”, un tempo usata per indicare il cerotto, oggi quasi completamente soppiantata da “cerutt”. La lingua deve fare il suo corso e dei piccoli cambiamenti sono da considerare assolutamente normali, ma potrebbero segnare la progressiva erosione di un patrimonio linguistico.

In questo senso, un lavoro prezioso è quello portato avanti dal blog aBarletta (https://www.abarletta.it/vocabolario-barlettano/), che ha creato un piccolo vocabolario barlettano-italiano con l’obiettivo di spiegare, documentare e salvaguardare il dialetto locale. Questo archivio digitale risulta estremamente incompleto, ma rappresenta un primo passo verso la tutela di un’eredità culturale che rischia di andare perduta.

Tuttavia, la conservazione scritta, per quanto importante, non può bastare. Una lingua senza parlanti è una lingua destinata all’oblio, può sopravvivere solo se parlata.

Per questo motivo, bisognerebbe promuovere l’uso quotidiano del dialetto, integrandolo nella vita di tutti i giorni per trasmetterlo ai giovani come patrimonio condiviso. Una giornata nazionale può fare poco per cambiare le cose, è chiaro, ma può rappresentare uno spunto di riflessione per rivalutare il barlettano come valore inestimabile.

Forse, qualcuno deciderà di non lasciare che la polvere del tempo si depositi su ciò che rende unica, dall’interno, la nostra città.

 

 

Social addict e fotoreporter di BarlettaWeb24, il primo quotidiano on line del gruppo, giovane e innovativo, si pone l’obiettivo di coinvolgere i lettori e renderli attivi e partecipi sul proprio territorio, attraverso notizie costantemente aggiornate e approfondite.

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