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Giuseppe Antoci, una scelta contro la mafia

L'ex presidente del Parco dei Nebrodi ospite a Barletta

«Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Sono le parole di Rosario Livatino, il magistrato siciliano ucciso dalla mafia nel 1990, e riprese a ragione da Giuseppe Antoci che di credibilità e di coraggio ne ha da vendere. Una lotta alla mafia, quella di Antoci, iniziata nel 2013 e portata avanti con tenacia nonostante intimidazioni, minacce ed un vero e proprio attentato mafioso, fortunatamente fallito.

Ex presidente del Parco dei Nebrodi e presidente onorario della fondazione “Antonino Caponnetto”, Antoci è stato il protagonista di un interessante incontro tenutosi ieri 7 novembre presso la chiesa di Sant’Andrea a Barletta.

In dialogo con il giornalista Giovanni Di Benedetto, il dottor Antoci ha ripercorso le tappe principali della sua lunga battaglia contro il potere mafioso lasciando ampio spazio ad esperienze e ricordi personali, anche quelli particolarmente dolorosi, senza mai risparmiarsi.

Ad aver organizzato l’evento, gli Enti del “Progetto Solidale” (Legambiente Circolo di Barletta, U.N.I.T.A.L.S.I., AMCI – Associazione Medici Cattolici Italiani, Caritas Barletta, Centro Studi Barletta in Rosa e AVIS) con il presidio di Barletta di “Libera”.
Presenti, tra il folto pubblico in chiesa, anche l’ Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie Mons. Leonardo D’Ascenzo, il Prefetto dott.ssa Rossana Riflesso ed il questore di Barletta-Andria-Trani Roberto Pellicone.

Antoci racconta la sua storia con ordine. Riannoda i fili della memoria e torna al 17 ottobre del 2013, quando accetta l’incarico di presidente del Parco dei Nebrodi, “un luogo bellissimo tra l’Etna e le isole Eolie, ma anche un territorio di anime morte tenuto sotto scacco dalla mafia agricola”.

Poco dopo il suo insediamento si accorge ben presto delle minacce e delle intimidazioni che i clan mafiosi adoperavano per avere il controllo sui terreni e del sistema di truffe sui fondi europei tramite i quali la mafia percepiva milioni di euro.
Collabora con la prefettura e la magistratura e dà vita al cosiddetto “Protocollo Antoci”, oggi legge dello Stato, con il quale riesce a sgominare i clan dei Nebrodi e a bloccare gli affari sporchi della criminalità organizzata.
Ma la mafia non sta a guardare: il 17 maggio del 2016, su una strada provinciale nel messinese, l’auto blindata su cui viaggiavano Antoci e gli agenti della scorta viene colpita da una raffica di fucilate. Accanto all’auto verranno poi trovate due molotov inesplose. “Sono sopravvissuto ad un attentato che era tecnicamente perfetto ma non potrò mai più essere la stessa persona che ero prima di quel 17 maggio” – ha raccontato. “Ho avuto paura, certo, ma il sentimento che più mi ha accompagnato in quei giorni era la vergogna, la vergogna per un paese che pensa che ammazzare un uomo che fa il proprio dovere sia la scelta migliore. Io ho una chiara idea di quello che significa morire” – ha aggiunto commosso. “Si può morire in un attentato di mafia, come stava accadendo a me, ma si può morire ogni giorno guardandosi allo specchio e sentendosi sporchi”.

Oggi, a distanza di sette anni dall’agguato, Antoci continua a vivere sotto scorta, negli ultimi tempi innalzata ai massimi livelli, eppure si sente “libero come non mai, libero di poter guardare negli occhi le sue figlie con la dignità di chi svolge ogni giorno il proprio dovere”.

C’è chi come Andrea Camilleri lo ha definito «Un eroe dei nostri tempi», ma Antoci non ci sta: “Penso che i veri eroi siano coloro che scelgono di ribellarsi alla mafia in silenzio, senza i fari dell’attenzione e la protezione dello stato; coloro che denunciano gli estorsori e i mafiosi pur temendo per l’incolumità della propria famiglia. È questo lo zoccolo duro del paese”.

Si rivolge, infine, alla platea dei giovani ed il messaggio risuona forte e chiaro: “State lontani dalla cultura mafiosa. Scegliete ogni giorno di seguire il dovere di cittadinanza…ogni nostro piccolo gesto toglie terreno alla criminalità. Non lasciamo mai nessuno indietro e diamo a tutti la possibilità di cambiare strada. Siete voi la miglior lotta alla mafia di questo paese”.

Articolista di barlettaweb24, il primo quotidiano on line del gruppo, giovane e innovativo, si pone l’obiettivo di coinvolgere i lettori e renderli attivi e partecipi sul proprio territorio, attraverso notizie costantemente aggiornate e approfondite.

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