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Guardaroba eco-friendly: la moda che fa bene al Pianeta

Nella moda si stanno diffondendo le fibre ecologiche: sviluppate da scarti alimentari e plastica, sono la risorsa del futuro.

L’orientamento della moda e di ciò che chiedono i consumatori è quello di unire tecnologia e rispetto per l’ambiente, nell’ambito di un’economia circolare che non sfrutta e non distrugge, ma che recupera con rispetto e attenzione, spesso realizzando buoni prodotti, a volte persino biodegradabili, antibatterici, isolanti o viceversa traspiranti, morbidi e leggeri.

Dalla fibra di latte, alle plastiche riciclate che vengono dalle bottiglie o dal mare, al filo fatto con l’ortica e con le arance, ed infine persino il recupero dell’acqua di bollitura del riso per tingere i tessuti stessi.

Ecco, a seguire, un elenco dei principali tessuti eco-friendly presenti oggi sul mercato.

“Orange fiber”: la fibra tessile ricavata dalle bucce degli agrumi, “inventata” da due ragazze italiane, entrambe siciliane. Simile all’acetato, l’orange fiber rilascia vitamina C – attraverso le nanotecnologie l’olio essenziale di agrumi viene incapsulato e fissato sui tessuti, così le microcapsule presenti si rompono gradualmente, rilasciando vitamine sulla pelle e, sarebbe anche biodegradabile. Salvatore Ferragamo, per fare un esempio, ha colto le potenzialità espressive di questo tessuto naturale, dando vita a una collezione che rende omaggio alla creatività mediterranea.

“Fibra di latte o biancomil”: si ottiene dall’estrazione della caseina tessile con processo di coagulazione. La fibra di latte viene tagliata a misura, lavata abbondantemente e fatta essiccare, quindi lavorata con le stesse modalità della lana naturale, pettinandola. Si può ottenere sia da latte intero che parzialmente scremato, come anche di latte di riso. Una fibra delicata, un filato leggero e irresistibile sulla pelle.

“SeaCell “: fibra tessile ricavata dalle alghe marine, crea un tessuto dalle potenzialità antiossidanti e remineralizzanti; si tratta di base di un’alga marrone islandese, nota in patria per essere notevolmente nutriente e per dare origine a filati molto morbidi.

Altre fibre che possono sostituire degnamente il cotone – che richiede sostanze chimiche, produzione intensiva e molta acqua – sono poi la fibra detta “Jusi”, fibra tessile ricavata dal banano, utilizzata da tempo in Giappone e in India; come anche la fibra che si può ricavare dalle noci di cocco o dalle foglie di ananasNon dimentichiamo che esiste anche la fibra che si ottiene dall’eucalipto, denominata “Tencel Lyocell Eucalyptus”, o semplicemente Lyocell o “Seta del legno” – altamente traspirante e antibatterica, e la tutta italiana fibra di ortica, fine, resistente e termoisolante.

Riciclando invece, troviamo: Econyl ®” un nylon che si ricava dalle reti dei pescatori, fibra sostenibile anche scelta da grandi marchi, come Levi’s, Gucci o lo sportivo Wave-O , realizzato completamente con materiali di scarto rigenerati.

“Filo Newlife™” , ricavato al 100% dalle bottiglie di plastica riciclate post-uso, è un valido materiale per realizzare una vasta gamma di tessuti high-tech, da quelli sportivi a quelli per lavoro, in special modo nel settore medico per la sua caratteristica antibatterica. Inoltre, nella versione Skin sun, protegge dai raggi UV. Anche Max Mara l’ha utilizzato per una linea di abiti.

Infine, dal recupero dell’acqua di bollitura del riso e dalla collaborazione tra due aziende italiane nasce una nuova tintura naturale, Off The Grain. Il progetto di upcycling è nato dal lavoro di ricerca di Albini next – il think thank di Albini Group lanciato nel 2019 con l’obiettivo di trovare soluzioni innovative per creare i tessuti del futuro – in collaborazione con Riso Gallo, una delle più antiche industrie risiere italiane.

In pratica, il processo produttivo inizia nei campi in Lombardia e Piemonte, dove Riso Gallo coltiva una varietà particolare di riso nero, che giunge a maturazione tra settembre e ottobre. Completata la maturazione, il riso viene raccolto e sottoposto a una serie di processi, per poter poi essere venduto. Nel corso del trattamento del riso, l’acqua assume un profondo color vinaccia dovuto ai pigmenti vegetali che ricoprono i chicchi. L’acqua ricavata da questo trattamento non può più essere utilizzata per la filiera alimentare e quindi andrebbe smaltita. Da qui parte il progetto Off The Grain per recuperare l’acqua di bollitura e trasformarla in tintura naturale.  Off the Grain garantisce, in fase di tintura, un risparmio idrico compreso tra il 30% e il 40% rispetto ai procedimenti tradizionali. Il risultato sono tessuti non solo realizzati nel pieno rispetto dell’ambiente e delle persone, ma anche unici nel loro genere e disponibili in una palette di colori naturali che vanno dall’ocra brillante al vinaccia, fino al bordeaux e addirittura al marrone scuro, declinabili in altre colorazioni in esclusiva.

Produrre ed indossare tessuti dagli scarti delle lavorazioni agricole non è più il sogno di un qualche fervente animalista, ma sarà il futuro della moda in tempi in cui l’attenzione all’ambiente e la scarsità di petrolio cambieranno le nostre abitudini quotidiane. Anche nel vestire.

Il consiglio: leggere l’etichetta con attenzione prima di acquistare, con un occhio ai processi di finitura.

Rosanna

 

 

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2 Commenti

  1. Riportiamo la Terra in vita è l’unica che abbiamo.
    Ognuno di noi ha il potere di fare del mondo un posto migliore.

    Serena

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