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Guardia medica di Trinitapoli, medico barlettano aggredito da un paziente

Il medico è riuscito a sottrarsi all'aggressione grazie all'intervento del padre del paziente, che ha bloccato il figlio e lo ha trascinato fuori

L’aggressione avvenuta la notte scorsa nei locali del servizio di Guardia medica di Trinitapoli (BT) è solo l’ultimo dei tanti episodi, alcuni con conseguenze purtroppo anche letali, ai danni del personale sanitario. Il dottor Francesco Di Cataldo, barlettano, ha sporto denuncia ai Carabinieri e informato il Direttore del Distretto sanitario, riferendo di essere stato aggredito da un paziente al termine di una visita mentre era in servizio di Guardia medica notturna al Poliambulatorio di Trinitapoli. Il paziente sarebbe una persona affetta da patologia psichiatrica.  Il medico è riuscito a sottrarsi all’aggressione grazie all’intervento del padre del paziente, che ha bloccato il figlio e lo ha trascinato fuori dall’ambulatorio. Il dottor Di cataldo ha potuto così chiudersi a chiave nella sua stanza in attesa dell’arrivo dei carabinieri e del 118, giunti mentre il paziente colpiva la porta, sfondandola.

“Non è garantita alcuna forma di tutela e di sicurezza degli operatori dei presidi di continuità assistenziale, come le guardie mediche, soprattutto durante le ore notturne, nel comprensorio ofantino: Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia” ha dichiarato nella sua denuncia il medico barlettano.

I dati dell’Inail indicano che le aggressioni al personale sanitario sono complessivamente 1.600 l’anno, dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne, con una media di poco più di 4 al giorno. Fra le regioni nelle quali il fenomeno è più frequente c’è proprio la Puglia, come è emerso dall’indagine presentata recentemente dall’Ordine dei medici di Bari in collaborazione con il Gruppo di lavoro donne medico Agapanto. I loro dati indicano che nel 2022 le aggressioni sono aumentare del 60,87% fra gli operatori della Croce Rossa, che nel 20,48 % dei casi l’aggressione è avvenuta da parte di un gruppo e nel 44,18% dei casi l’aggressore era un utente della struttura sanitaria.

Per gli addetti ai lavori questi numeri descrivono però solo la punta di un iceberg. Per esempio, secondo l’Ordine delle professioni infermieristiche non vengono quasi più denunciate le aggressioni verbali, che sono comunque motivi importanti di stress e che possono portare anche ad abbandonare la professione. Per fermare l’escalation è stata approvata nel 2020 una legge che prevede un aumento della sanzioni penali in caso di violenza al professionista sanitario ed è stato istituito un Osservatorio dedicato a questo tema.

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