«Fin dal 1895 io ebbi la forte intuizione che le trasmissioni radiotelegrafiche sarebbero state possibili attraverso le più grandi distanze. A questo fine decisi nel 1900 di far costruire due potenti stazioni radiotelegrafiche, una a Poldhu in Inghilterra e l’altra sulla costa dell’America, una collina nei pressi della città San Giovanni di Terranova. […] La mattina del 12 dicembre tutto era pronto. Alle 12:30 ecco giungere al mio orecchio debolmente i segnali che venivano lanciati nello spazio dalla stazione di Poldhu, sull’altra sponda dell’Oceano.»
Le parole virgolettate sono quelle di Guglielmo Marconi, padre della radio, pronunciate solennemente nel 1901 per annunciare ai giornalisti la riuscita del suo ultimo esperimento. Il tono del discorso comunicava la grandezza della scoperta, che a distanza di pochi anni avrebbe cambiato il mondo.
Difatti, il 12 dicembre 1901 segna una data fondamentale nella storia delle comunicazioni: fu allora che il fisico e inventore italiano riuscì a realizzare la prima trasmissione radio transatlantica senza fili. Questo risultato dimostrò che le onde radio potevano attraversare l’Oceano Atlantico, sfidando le teorie scientifiche dell’epoca che sostenevano che la curvatura terrestre avrebbe bloccato i segnali.
Per la trasmissione, lo scienziato utilizzò un trasmettitore ad alta potenza installato a Poldhu, mentre a Terranova impiegò un rudimentale ricevitore con un’antenna a filo volante. Il segnale inviato consisteva in una semplice lettera “S” in codice Morse, trasmessa con tre impulsi brevi. Nonostante condizioni atmosferiche sfavorevoli e mezzi limitati, Marconi riuscì a captare il segnale.
La notizia ebbe ampio eco nel mondo e fece guadagnare a Marconi una notevole stima nel mondo scientifico, tanto da ricevere nel 1909 il premio Nobel per la fisica, condiviso con Carl Ferdinand Braun, «in riconoscimento del suo contributo allo sviluppo della telegrafia senza fili». Va ricordato che Marconi fu il primo italiano a ricevere tale premio.
Il brillante risultato aprì la strada a importanti applicazioni, che hanno creato il mondo che noi tutti ora abitiamo. Nei primi anni, le trasmissioni radio vennero usate soprattutto per comunicazioni marittime, migliorando notevolmente la sicurezza delle navi. Durante il disastro del Titanic nel 1912, ad esempio, la radio fu essenziale per salvare vite umane.
Con il tempo, la tecnologia si estese a vari settori, come le comunicazioni militari, la radiodiffusione commerciale, l’informazione giornalistica, l’industria culturale e, ahimè, la propaganda politica.
Ovviamente non si può ridurre la scoperta al 12 dicembre, come lui stesso ha dichiarato, l’intuizione per la comunicazione senza fili arrivò qualche anno prima, nel 1895, quando Marconi completò quello che è passato alla storia come “l’esperimento del colpo del fucile”. Lo scienziato autodidatta, così si definiva Marconi, costruì un rudimentale apparecchio per le trasmissioni senza fili, dal quale fece partire un impulso posizionandolo davanti Villa Grifone, dove abitava. Contemporaneamente, a circa 2,5 chilometri di distanza, nei pressi del Colle dei Celestini in località Pontecchio, attendevano un ricevitore, un’antenna di latta e il suo maggiordomo.
Il colpo di fucile fu sparato proprio da quest’ultimo, a conferma della ricezione del segnale. Uno sparo allegro, rivoluzionario, fatto scoppiare in una campagna bolognese ignora della scoperta appena fatta dall’uomo. Certo, è romantico pensare che, mentre il boato del colpo riempiva l’aria e la selvaggina correva via, le idee dello scienziato si liberarono nella sua mente, finalmente confermate. Fu così che nacque la radio.
Gli esperimenti del 1895 e del 1901 rappresentano non solo un momento di svolta tecnologica, ma anche l’inizio di una nuova era.
Ciò che 129 anni fa fu un offuscato miraggio di un giovane ventenne, ora ci appartiene. In quel silenzio prima dello sparo, in quei secondi di attesa, era condensato un futuro che mette i brividi.