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I disturbi dell’apprendimento

I disturbi dell’apprendimento sono definiti dal DSM V (manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali) come disturbi neuroevolutivi, che si presentano nella prima infanzia, nell’età pre-scolare e scolare. Differentemente dai deficit intellettivi (cioè i ritardi mentali), i disturbi dell’apprendimento si manifestano in bimbi con funzioni intellettive normali o persino elevate, e, a differenza dei ritardi mentali, non interessano globalmente tutte le funzioni cognitive, ma solo specifiche funzioni.

Tra i diversi disturbi dell’apprendimento le tipologie più diffuse sono disturbo di calcolo (discalculia), di scrittura (disgrafia) e di lettura (dislessia).

Un bambino piccolo può mostrare difficoltà ad acquisire i nomi di colori o lettere, ad assegnare un nome a oggetti familiari o a contare. Si possono manifestare ritardi nell’apprendimento della lettura e della scrittura. Altri sintomi possono essere una breve durata dell’attenzione e tendenza a distrarsi, problemi di linguaggio, difficoltà a comprendere le informazioni verbali e memoria corta. Il bambino interessato può incontrare difficoltà in attività come scrivere in stampatello e trascrivere, e può avere una grafia molto disordinata.

I bambini con un disturbo dell’apprendimento possono avere difficoltà a organizzare o iniziare attività, o avere difficoltà di comunicazione. Inizialmente, alcuni bambini sviluppano un senso di frustrazione e successivamente problemi comportamentali, come distrazione, iperattività, isolamento, timidezza o aggressività. Spesso i disturbi dell’apprendimento e il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività si presentano insieme.

I disturbi dell’apprendimento sono più frequenti nel sesso maschile con un rapporto 5:1. Tra le possibili cause, non ancora del tutto chiare, quelle genetiche sicuramente devono essere considerate, a cui si aggiungono malattie e uso di sostanze tossiche in gravidanza, complicanze durante la gravidanza o il parto, problemi neonatali (p. es., prematurità, basso peso alla nascita, ittero grave). È possibile rintracciare anche fattori di rischio postnatali come l’esposizione a tossine ambientali (p. es., piombo), infezioni del sistema nervoso centrale, neoplasie maligne e i loro trattamenti, traumi, denutrizione e grave isolamento sociale o deprivazione affettiva. Le esperienze infantili avverse come l’abuso e il maltrattamento sono state particolarmente associate a problemi di funzione esecutiva.

La diagnosi si effettua dopo esclusione di patologie mediche, inclusi disturbi della vista e dell’udito. Si utilizzano test di intelligenza, sia verbali che non, test scolastici di lettura, scrittura e competenze matematiche. Viene eseguita una valutazione psicologica per stabilire se ci siano patologie quali ansia o depressione; gli psicologi si informano circa l’atteggiamento del bimbo nei confronti di scuola, amicizie, rapporti familiari e valutano la sua autostima e fiducia in sé stesso.

Il trattamento più utilizzato per il disturbo dell’apprendimento consiste nel fornire un tipo di educazione che risponda alle esigenze individuali del bambino. L’ambiente scolastico deve essere il meno restrittivo e il più inclusivo possibile, vale a dire un ambiente nel quale i bambini abbiano l’opportunità di interagire con i coetanei non disabili e abbiano uguale accesso alle risorse della comunità.

Nessun trattamento farmacologico ha effetti importanti sul rendimento scolastico, l’intelligenza e la capacità di apprendimento generale; tuttavia, poiché alcuni bambini con un disturbo dell’apprendimento sono anche affetti da ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione Iperattività), alcuni farmaci psicostimolanti, possono migliorare l’attenzione e la concentrazione, aumentando la capacità di apprendimento.

Con affetto

Dr.ssa Francesca Palmitessa

 

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