“La mafia uccide, il silenzio pure. Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”. Si è aperto così, con queste emblematiche parole di Peppino Impastato, lo spettacolo “I nostri cento passi” andato in scena ieri sera al Teatro Curci di Barletta.
Una rappresentazione teatrale dedicata alla figura del giovane attivista di Cinisi che con coraggio ed ironia sfidò Cosa nostra. A dare volto e voce (ma soprattutto anima) alla storia di Peppino Impastato sono stati i giovani talenti dell’Istituto Comprensivo “G.Modugno – R.Moro” di Barletta che, con un’interpretazione toccante e coinvolgente, sono riusciti a trasmettere appieno il messaggio di legalità e di giustizia che il ricordo di Peppino porta con sé.
L’evento, organizzato insieme al Rotary Club Barletta, ha riscosso una grande partecipazione di pubblico. Seduto in prima fila, ospite d’onore della serata, anche Giovanni Impastato, fratello del giornalista ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978.
Lo spettacolo è già vincitore di cinque premi conquistati alla decima edizione del «Premio Nazionale Castel di Sangro» e vede in scena gli (ormai ex) alunni della classe III D della Modugno-Moro, guidati dalla dirigente scolastica Lucia Riefolo e dalla professoressa Giovanna Fiorentino.
Il racconto è ispirato all’omonimo film del 2000 diretto da Marco Tullio Giordana e ripercorre la vita di Giuseppe Impastato: l’infanzia e l’adolescenza trascorse all’interno di una famiglia mafiosa, i famosi cento passi che dividevano casa Impastato da quella del boss Tano Badalamenti, la volontà di ribellarsi al sistema, l’omertà della sua Cinisi muta, sorda e cieca, l’ironia dissacrante ed il coraggio con cui derideva gli “uomini d’onore” dai microfoni di Radio Aut.
E poi ancora il suo omicidio per mano mafiosa, per troppo tempo spacciato per suicidio e soverchiato mediaticamente dal ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, avvenuto lo stesso giorno della sua uccisione. La battaglia di Peppino però non si arresta con la sua morte e, come testimonia lo spettacolo, prosegue ad oltranza grazie alla testimonianza prima di mamma Felicia e poi di Giovanni Impastato.
Quest’ultimo continua a girare l’Italia in lungo e in largo, impegnato soprattutto nell’educazione alla legalità nelle scuole. “Sono commosso” – ha dichiarato al termine dello spettacolo ispirato alla storia di suo fratello. “I ragazzi sono stati bravissimi, sono stati diretti bene ed è evidente il grande lavoro che c’è dietro.”
“Dobbiamo spiegare ai ragazzi che legalità non è soltanto rispetto delle leggi, ma soprattutto rispetto della dignità umana” – continua Giovanni Impastato. “Dobbiamo stimolare i giovani alla critica affinché si ribellino contro ogni forma di ingiustizia e di prevaricazione. Devono studiare se vogliamo sconfiggere la mafia”.
“Non si fa altro che mitizzare la mafia, la mafia non è invincibile. I mafiosi non sono marziani che vengono da altri pianeti, sono uomini in carne ed ossa come noi” – conclude citando Giovanni Falcone.
La buona riuscita dell’evento è stata resa possibile grazie ad una sinergia tra l’importante tradizione teatrale dell’Istituto Modugno-Moro e il Rotary Club Barletta. Un connubio che ha visto la partecipazione attiva del presidente Rotary Barletta Andrea Laforgia e dei suoi soci, sempre in prima linea nel sensibilizzare ed ispirare le nuove generazioni.
La serata è stata moderata dalla giornalista Floriana Tolve; i saluti istituzionali affidati al Sindaco di Barletta Cosimo Cannito. Tra i numerosi Partner anche il presidio locale di Libera e l’Avis Barletta.
“I nostri cento passi” ha rappresentato un’occasione per diffondere attraverso il linguaggio del teatro i valori della legalità, dell’antimafia sociale e del rispetto. Peppino Impastato rivive ogni volta che un giovane sceglie di non stare in silenzio, di ribellarsi e di gridare a gran voce che “la mafia è una montagna di spazzatura”.
Link intervista a Giovanni Impastato: