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Il 2023 è finito e qualcosa ancora qui non va

Ci lasciamo alle spalle un 2023 difficile e apriamo le porte al 2024, che sia un anno di cooperazione e finalmente di pace

Tempi duri per gli irriducibili dei buoni propositi, il 2023 si conclude di domenica e fa spazio a un 2024 che inizia con il lunedì più carico di aspettative possibile. Aspettative che ovviamente, per il nuovo anno in arrivo, speriamo finalmente di non lasciare disattese.

Quando un’annata sta per finire, “nuovo anno” e “lunedì” vanno spesso a braccetto con nuove buone abitudini da coltivare: come dieta, palestra, più libri, meno Tinder… salvo poi ritrovarsi in qualsiasi mercoledì di marzo a contemplare lo stesso numero sulla bilancia, tra un “match” e l’altro, in un loop infinito di attesa e delusioni.

Il 2023 è stato un anno difficile, ci ha accompagnato fuori dall’emergenza Covid e ha avuto l’ingrato compito di gestire il carico di emozioni contrastanti che regnavano nel nostro paese, ma anche il mondo intero, dopo questa sfida eccezionale che abbiamo dovuto superare. Con la crisi economica dovuta alla pandemia, il clima che ha messo in ginocchio territori vastissimi e in certi casi già stremati, la guerra in Ucraina che imperversa da due anni, il conflitto in Medio Oriente che consegna al 2023 solo morti, macerie e una diplomazia internazionale in imbarazzo, l’anno che sta per concludersi ci ha messo alla prova e non sempre ne siamo usciti vincitori.

L’Italia ha salutato Silvio Berlusconi, una delle figure più controverse della Seconda Repubblica, e festeggiato il primo anno del primo governo guidato da una donna, portando Giorgia Meloni nell’olimpo delle donne più influenti dell’anno. Abbiamo detto addio, impreparati nonostante tutti i suoi sforzi, a una donna dall’intelligenza straordinaria come Michela Murgia, ma anche a due icone, ognuna nel suo campo, come Gina Lollobrigida e Maurizio Costanzo. Con profondo e collettivo dolore l’Italia ha lasciato andare anche Gianluca Vialli e, all’improvviso, Andrea Purgatori: giornalista appassionato e uomo eclettico, che manca già tantissimo.

Abbiamo assistito e partecipato all’ondata di rabbia, frustrazione e dolore scatenata dalla morte di Giulia Cecchetin salvo poi renderci conto che tutta quella mobilitazione non è servita a niente, se non a farci arrivare già con gli occhi gonfi di lacrime a piangere anche il brutale assassinio di Vanessa Ballan e del bambino che aspettava.

Un anno impegnativo sotto così tanti fronti, che forse per una volta non c’è retorica nel piacere di lasciarcelo alle spalle, ma autentico sollievo. Sollievo che si mischia alla speranza che il 2024 ci riservi qualcosa di meglio. Che la diplomazia internazionale trovi una chiave per fermare le bombe che piovono sull’Ucraina e su Gaza. Che la strage di civili che l’intero occidente sta nascondendo sotto il tappeto si fermi, e che magari, in barba al nulla mischiato col niente che è il risultato della COP 28, i signori del mondo aprano gli occhi sul cambiamento climatico, aprendo a soluzioni concrete e immediate, anziché rimandare tutto al prossimo ventennio.

Con lo sguardo aperto su ciò che accade nel mondo torno a pensare ai buoni propositi e a tutti coloro che, tra ingenuità e romanticismo, perseverano nel farne e spesso desistono prima ancora di tentare. Mi dico che forse sono sbagliati gli obiettivi, che un primo piccolo passo potrebbe essere promettere di volerci un pochino più bene.

Gli uni con gli altri, certo, che già di questi tempi sarebbe un atto rivoluzionario, ma prima ancora di volere più bene a noi stessi, smettendo di rincorrere una versione di noi sempre più aderente alle aspettative sociali ma sempre più lontana da ciò che desideriamo davvero.

Proviamo a guardarci allo specchio, questa volta si, con spietato realismo, e a dirci cosa vogliamo davvero. Che sia un taglio di capelli, una relazione migliore, dire a quell’amico che il suo giudizio ci ha feriti e che no, le partite a padel del mercoledì non le consideriamo tempo di qualità.

Per il 2024 dovremmo tutti desiderare la pace nel mondo anche solo per il semplice motivo che la guerra è sul nostro uscio di casa, e che gli equilibri sono così labili che certe crepe fanno paura. Dovremmo impegnarci a fare quel poco che possiamo ogni giorno per alleggerire il carico di lavoro di questo nostro pianeta che è stremato, e non sa più come farcelo capire, e infine dovremmo tendere la mano un po’ più spesso. Non tanto al migrante dall’altra parte del mondo, quanto al vicino di casa, che ognuno di noi è il vicino di casa di un altro, e magari per l’effetto domino ci diamo una mano un po’ tutti.

Il 2023 ci lascia tutti un po’ ammaccati, ma il desiderio di rifiorire è potente e Madre Natura apprezza sempre gli sforzi.

Che sia un 2024 di onestà intellettuale, di impegno civile e informazione libera. Noi ce la metteremo tutta.

Articolista di barlettaweb24, il primo quotidiano on line del gruppo, giovane e innovativo, si pone l’obiettivo di coinvolgere i lettori e renderli attivi e partecipi sul proprio territorio, attraverso notizie costantemente aggiornate e approfondite.

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