“Devo alla Puglia il mio primo incontro con la musica, a questa terra così generosa, dove il mare e il cielo si fondono in piena armonia. Dalla vita ho avuto tutto ciò che un artista può desiderare: ho diretto le più grandi orchestre con i più grandi cantanti e strumentisti, scegliendo sempre le opere e i compositori da me più amati”. In queste poche righe, ricordate dal giornalista e scrittore Nino Vinella, si condensa il ritratto del maestro e direttore d’orchestra di fama mondiale Carlo Maria Giulini nato a Barletta il 9 maggio 1914, nel cui ricordo-tributo si terrà mercoledì 26 novembre nel teatro comunale Curci il concerto della Philharmonia Orchestra di Londra diretta da Alessandro Crudele anch’egli di origine barlettane.
Diplomatosi in viola e direzione orchestrale all’Accademia Santa Cecilia di Roma, Giulini debuttava come direttore a Roma nel 1944. Fino al ’52 fu direttore stabile alla Rai e dal 1953 al Teatro della Scala di Milano dove conobbe Arturo Toscanini. Nel ’55 dirigeva negli USA la Chicago Symphony Orchestra, ed in seguito prestigiose orchestre a Londra e Vienna: fino all’ 84 ha ricoperto la carica di direttore musicale dell’Orchestra Filarmonica di Los Angeles e la Scuola di Musica di Fiesole. Sessant’anni all’insegna della musica ai più alti livelli, fino alla scomparsa nel 2005.
Ricorda ancora Vinella: “A 100 anni dalla nascita, nel 2014, Barletta lo ha ricordato con le iniziative (patrocinate dell’Amministrazione comunale) promosse dal Club Unesco di Barletta, dall’Associazione Amici della musica “Mauro Giuliani” e dal Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia. A Palazzo della Marra visitatissima la mostra fotografico – documentaria sul maestro: “Un grande Italiano nato a Barletta”, con annullo filatelico commemorativo e speciale cartolina celebrativa a cura di Poste Italiane. La rassegna ripercorse i momenti più significativi delle visite del maestro. Infatti Giulini, nell’aprile del 1985, fu invitato dall’Amministrazione Comunale e del locale Club Unesco. In quell’occasione, il sindaco Aldo Bernardini gli consegnò in cerimonia solenne nel teatro Curci una copia in argento del suo certificato di nascita ed il maestro, dopo aver ascoltato in concerto i giovani barlettani Gregorio Goffredo e Francesco Monopoli destinati anch’essi a carriere importanti, visitò la palazzina Feltrinelli, in cui vide la luce, e la scuola di musica “Rota” dove parlò ai giovani allievi incitandoli a proseguire nel loro impegno; partecipò, da semplice fedele, alla celebrazione della S. Messa nella chiesa di S. Andrea. E nel ’94 festeggiò a Barletta gli 80 anni, su invito dell’Associazione “Mauro Giuliani”, congedandosi dai suoi concittadini con queste parole: “Sono commosso, è difficile esprimere questo sentimento profondissimo che è in me. Dimenticate il musicista e vedete l’uomo che è nato qui, pieno di emozione, grazie per questo affetto che mi date”.
Nel maestro Giulini non era importante il gesto quanto l’espressione del viso, sottolineò il critico musicale Alessandro Zignani, catalizzando l’attenzione del folto pubblico convenuto a palazzo Della Marra per rendere omaggio al maestro. “Una demoniaca umiltà”, quella del noto direttore che deve parte del suo successo anche al fatto di non averlo mai cercato. “Chi ha qualità di direzione ha un certo carisma che può esercitare per accrescere il proprio potere, nel caso di Giulini era capace di rendere protagonista ogni singolo musicista dell’orchestra. Nel dirigere aveva una tecnica gestuale che richiedeva una padronanza assoluta dell’orchestra, eppure non si metteva tra l’orchestra e il pubblico, sapeva essere trasparente”.
Il figlio Francesco ne traccia un profilo intimo e sobrio: “Mio padre studiava sempre, era molto concentrato nel suo lavoro e viaggiava di continuo; con lui non parlavamo mai di musica, piuttosto si discuteva di calcio, era tifoso della Juventus. Mia madre era il punto di riferimento, teneva unita la famiglia e lo seguiva in tutto. Gli aneddoti familiari spesso si sono intrecciati a momenti importanti della carriera di nostro padre. Il 13 ottobre 1951, quando sono nato, si trovava a Bergamo per dirigere la Traviata di Verdi con il soprano Renata Tebaldi, quest’ultima si ammalò e la sostituì una giovane Maria Callas che da allora si affermò a livello mondiale”.