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Infortuni estivi: i traumi da spiaggia

Finalmente è ricominciata la bella stagione, possiamo tornare in spiaggia a divertirci, giocare, fare sport all’aria aperta e mantenerci in forma. Tanta gente fa attività fisica al mare e purtroppo, proprio nei mesi estivi si ha un’ impennata di traumi da spiaggia, l’estate, infatti, è detta “trauma season”.

Ogni anno, durante la bella stagione, sono più di 300 mila gli italiani che subiscono traumi o infortuni durante i più comuni sport estivi, come ad esempio: il beach tennis, beach volley, surf, corsa sulla spiaggia e calcetto (fonte Istituto Superiore di Sanità).

Surf escluso, tutte le altre attività si praticano sulla sabbia e su di essa si formano delle buche che causano un arresto improvviso del movimento in atto, causando perdita di equilibrio con caduta e/o trauma articolare, muscolare, tendineo. I giocatori di beach volley più frequentemente subiscono lussazioni alla spalla (55%), microtraumi al gomito (32%) e frattura a polsi e dita della mano (18%). Correndo sulla spiaggia si possono causare infiammazioni e tendiniti alla caviglia (60%) e distorsioni (45%). I surfisti possono andare incontro a traumi cranici (67%), contusioni muscolare e/o ossee (20%) e lacerazioni agli arti inferiori (13%).

Oltre al consiglio di non lanciarsi in sport mai praticati, è fondamentale mantenersi ben idratati e seguire un’alimentazione equilibrata; si sa d’estate si esce maggiormente, spesso si mangia fuori casa, si eccede con alcol, si rientra più tardi e si fanno le ore piccole, tutto questo stravolge i ritmi della quotidianità che ci porta ad eccedere e a perdere le buone abitudini. E sempre sulla scia del divertimento poco consapevole rientrano anche i traumi da tuffi che possono causare lievi traumi articolari, fratture molto gravi (come quelle della colonna vertebrale), ma anche peggio, come l’annegamento o l’exitus. Sfortunatamente i pericoli sono sia fuori che dento l’acqua.

Si ritenga fortunatissimo colui che non è mai stato punto da una medusa… si, piccole o grandi, con tentacoli tozzi corti e rosa, o lunghi e sottili come capelli, i tentacoli delle meduse a contattato con la pelle rilasciano tossine che causano reazioni orticanti. Il primo sintomo è il brucione nella zona colpita, seguito da eritema (arrossamento), pomfi (rilievi cutanei), vescicole e bolle, formicolio e prurito. La gravità della lesione dipende da vari fattori, tra cui specie della medusa, ampiezza della zona colpita, tempo di esposizione all’agente irritante e di permanenza in acqua, età, corporatura e stato di salute del soggetto colpito (bambini e anziani sono più a rischio); in alcuni soggetti più suscettibili si può avere uno shock anafilattico. Solitamente il bruciore passa nel giro di 10-20 minuti, resta il prurito.

È importantissimo non grattarsi, sciacquare ripetutamente la lesione con acqua di mare (per lavare via il veleno), rimuovere gli eventuali tentacoli (usando guanti e pinzetta), non esporre la zona al sole, non strofinare con sabbia o pietre calde (le tossine si inattivano con il caldo, ma solo a 50 gradi, rischiando una scottatura). Per il prurito si possono utilizzare una crema o un gel a base di cloruro di alluminio al 5%; non è indicato l’uso di crema al cortisone o antistaminico, la terapia per bocca è da utilizzarsi solo su indicazione medica; se dovessero comparire sintomi quali: confusione, reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratorie, nausea, vomito , vertigini, sudorazione profusa , pallore e disorientamento, bisogna immediatamente allertare i soccorsi, c’è il rischio di shock anafilattico.

Un altro pesce, molto frequente nelle nostre zone, è la trascina (detto anche pesce ragno). Vive sul fondale sabbioso e la sua puntura determina un dolore molto intenso, che può durare anche 24 ore; nella zona colpita insorgono bruciore e rossore. In questi casi è indicato rientrare a riva, eliminare le spine (con pinzetta), pulire la ferita (con acqua); per il dolore immergere la zona colpita in acqua molto calda (tra 37 e 40 gradi) per una o due ore, nell’attesa dell’acqua calda, porre la zona sotto la sabbia calda. Anche in questa situazione, se dovessero comparire sintomi sistemici (vertigini, nausea, difficoltà respiratorie…) allertare i soccorsi, e come per le punture di medusa, non utilizzare ammoniaca, aceto, acqua fredda o ghiaccio, sono inutili, se non nocivi. L’uso di scarpe da spiaggia evita questo spiacevole incontro.

Buon divertimento e buona estate a tutti!

Con affetto

Dr.ssa Francesca Palmitessa

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