Ogni anno, la seconda domenica di maggio, in Italia si celebra la Festa della Mamma. Quest’anno la ricorrenza cade domenica 14 maggio e i media la celebrano con una profusione di luoghi comuni in scala di rosa un po’ anacronistici, ma che riescono sempre
a strappare un sorriso.
A dispetto dell’apparenza di festa commerciale, la Festa della Mamma ha origini antichissime. La figura più intensa che esista viene celebrata fin dai tempi dei romani e dei greci, quando più che la maternità si onoravano la femminilità in tutta la sua complessità e la fertilità; queste venivano associate a quel momento straordinario dell’anno in cui la terra si colora preparandosi all’estate.
La Festa della Mamma, come la conosciamo noi, nasce negli Stati Uniti da due donne che la promuovono a distanza di pochi anni una dall’altra. La prima è stata Julia Ward Howe nel 1870, pacifista e femminista, seguita nel 1909 da Anna M. Jarvis.
La perdita dell’amata mamma porta Anna M. Jarvis a promuovere l’istituzione di una giornata dedicata a tutte le mamme, presso le principali cariche pubbliche dell’epoca. L’impresa le riesce e il 10 maggio del 1909, a Grafton, si festeggia la prima Festa della Mamma.
Nel 1914 il Presidente americano Wilson trasforma la festa informale in Festa Nazionale, dedicando ufficialmente la seconda domenica di maggio, per sempre, a tutte le mamme dei soldati.
L’Italia arriva un po’ in ritardo, soltanto nel 1956 infatti, ad Assisi Don Otello Migliosi promuove la festa, mantenendo la scelta della data.
C’è però un precedente che risale ai tempi del fascismo; nel 1933, infatti, il giorno della Vigilia di Natale, è stata celebrata la “Giornata della madre e del fanciullo”, in cui, in piena aderenza col mito della famiglia fascista, sono state premiate le mamma che avevano fatto più figli.
Eccoci, dunque, al 2023: mentre a Roma si concludono gli Stati Generali della Natalità e l’opinione pubblica si interroga sui casi di bimbi abbandonati delle cosiddette “culle della vita”, l’iconografia della Festa della Mamma è un po’ bloccata sul prototipo di mamma perfetta, che esplode di gioia per il dono di turno, consegnatole in cucina o al massimo in giardino. Una figura dolce e rassicurante in una vita perfetta. Il sogno di ogni mamma forse, ma ben diverso dalla realtà.
E se la Festa delle Donne è ormai deputata al dibattito di genere e persino la Festa del Papà è diventata un’occasione di riflessione, la Festa della Mamma resta un’oasi di felicità. Felicità che è la fetta più grande della vita di ogni mamma, ma che è lontana anni luce da quel quadretto artificiale propinato dalla società. Per carità, ogni madre si scioglierà sempre per ogni fiorellino di campo, ma siamo sicuri che non si possa fare meglio di così?
Dicono che essere genitori sia un atto di coraggio, ma se la genitorialità è una sfida, la maternità, almeno in Italia, è un percorso ad ostacoli in una società totalmente inadeguata. Perché fare un figlio, prendersene cura, costa.
Costa energie infinite, costa denaro, costa paura di sbagliare, costa ore di lavoro a cui dover rinunciare, salute mentale e soprattutto tanto, tantissimo amore. E se è vero che l’amore si moltiplica, è vero anche che va alimentato, e mentre l’amore di una mamma si apre al mondo, quella mamma avrà bisogno che quello del mondo – del suo almeno – si schiuda in parte anche su di lei. E questo vale per tutte.
Così, mentre la pubblicità racconta mamme felici tra petali rosa, le mamme là fuori vorrebbero anche asili nido pubblici di tutti i colori, guadagnare quanto i papà o almeno avere la possibilità di provarci. Vorrebbero essere mamme in tutti i modi diversi e pieni d’amore che esistono, vorrebbero esserlo indipendentemente da chi hanno scelto di avere accanto.
Vorrebbero soprattutto esserlo sentendosi al sicuro nella propria scelta. Che ci ha pensato già la biologia a renderla una splendida, avvincente, faticosissima avventura, il mondo dovrebbe quantomeno tendere loro la mano.